GdF. Dopo 2 anni sgominata banda nel Porto di Palermo

Palermo – Dopo quasi due anni d’indagine, la Guardia di Finanza di Palermo ha messo fine alle attività di un’agguerrita organizzazione criminale che per diversi mesi ha gravemente danneggiato numerose imprese che hanno fatto transitare le proprie merci, destinate al mercato siciliano o all’estero, per il porto di Palermo, rendendosi responsabile di furti e rapine in serie, anche a mano armata, a furgoni e autoarticolati e conseguenti attività di ricettazione.

Circa 100 finanzieri hanno dato esecuzione a 21 ordinanze di custodia cautelare, di cui 20 in carcere e 1 agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti soggetti per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di numerosi reati quali, sequestro di persona a scopo di rapina, rapina aggravata, furto aggravato, ricettazione e traffico di prodotti contraffatti; altre 6 persone sono indagate nell’ambito della stessa operazione.

La pianificazione dei colpi avveniva per la massima parte all’interno del porto di Palermo, dove uno dei vertici del sodalizio – peraltro fratello del boss mafioso della cosca di “Borgo Vecchio” – in atto detenuto ed egli stesso gravato da precedenti per associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina e contrabbando – gestiva, quale socio di fatto, una s.r.l. con sede presso la “banchina puntone” operante nel settore “trasporti” della logistica portuale che, oltre ad esercitare un diffuso controllo sui prezzi del comparto e sulle assegnazioni dei diversi trasporti ai singoli vettori, monitorava per conto della “banda” arrivi e partenze dei carichi più interessanti da depredare, organizzando, in accordo con gli altri sodali, tutte le fasi dei furti e delle rapine.

Le azioni appropriative dei carichi avvenivano, a seconda dei casi, con tre diverse modalità, di volta in volta ben studiate “a tavolino”:

  • nella prima, l’autista incaricato del trasporto della merce da rubare era organico all’organizzazione o comunque da questa individuato e, simulando di essere stato oggetto di furto o rapina, presentava una falsa denuncia alle Forze di Polizia, in realtà dirottando la merce contenuta nel furgone dallo stesso guidato, del tutto consapevolmente, al resto della “banda”;
  • nella seconda, venivano poste in essere vere e proprie condotte di “furto” mediante sottrazione ed appropriazione di furgoni e altri automezzi carichi di merce allocati all’interno dell’area portuale, previa apposizione sugli stessi di targhe false e fornitura agli autisti incaricati dall’organizzazione di documenti falsi (in genere, patenti contraffatte), di modo da eludere tutti i dispostivi di controllo attivi nel porto e le conseguenti indagini innescate dalle denunce presentate dai legittimi proprietari delle merci e dei furgoni;
  • in altre occasioni, invece, il sodalizio pianificava e poneva in essere vere e proprie rapine a mano armata, con modalità anche violente, in danno di ignari autisti di furgoni e automezzi carichi di merce, preliminarmente individuati dall’organizzazione; in uno di questi casi, l’autista di un articolato è stato fermato in via Cappello, fatto scendere a forza dalla motrice, caricato su un’autovettura con in testa un cappuccio per non riconoscere i sequestratori e poi portato in località Bellolampo, dove poi è stato rilasciato; in un’altra e ancora più cruenta circostanza tre membri della “banda”, con caschi, berretti ed occhiali scuri, si sono introdotti nel parcheggio di una ditta di trasporti nei pressi di Viale Michelangelo, immobilizzando e minacciando i presenti, per poi trafugare due semirimorchi carichi di merce.

Con intercettazioni telefoniche ed ambientali, video riprese con telecamere nascoste e numerosi servizi di osservazione e pedinamento, il Gruppo d’Investigazione sulla Criminalità Organizzata – GICO – del Nucleo di polizia tributaria di Palermo, con il supporto del locale Gruppo territoriale della Corpo, ha potuto monitorare e ricostruire tutte le fasi di pianificazione, preparazione ed esecuzione, oltre che della successiva ricettazione della merce trafugata, di 10 “colpi” posti in essere dalla “banda” da gennaio a ottobre 2012, quali:

  • l’appropriazione indebita di oltre 26 tonnellate di tonno di un’azienda conserviera di Erice (TP) (5.1.2012);
  • il furto di oltre 44 tonnellate di prodotti detergenti di vario genere di proprietà di una primaria multinazionale del settore (16.4.2012);
  • l’appropriazione indebita di 8.160 bottiglie di olio extravergine destinate all’esportazione negli U.S.A. (23.4.2012) e di 518 colli di detersivi di una importante azienda multinazionale (29.4.2012);
  • il furto di un container contenente 910 pneumatici (1.6.2012);
  • l’appropriazione indebita di 41 biciclette elettriche e 48 batterie provenienti dall’estero (21.6.2012);
  • la rapina, con sequestro di persona, di kg.870 di detersivi e altri prodotti detergenti di una primaria azienda multinazionale (18.7.2012);
  • la rapina, con sequestro di persona, di 2 rimorchi frigo contenenti oltre 32 tonnellate di derrate alimentari di vario genere (22.7.2012);
  • l’appropriazione indebita di 74 fusti di olio lubrificante e 18 fusti di grasso per automobili (17.9.2012) e di 129 biciclette elettriche e relativi accessori provenienti dall’estero (30.10.2012).

Il tutto, per un valore complessivo al dettaglio della merce trafugata stimabile in più di 4 milioni di euro; sono stati acquisiti, inoltre, elementi indiziari della responsabilità dello stesso sodalizio in ulteriori 11 azioni criminose perpetrate fra giugno e novembre 2011.
Per ogni colpo la “banda” studiava ogni minimo dettaglio, selezionando preliminarmente i siti dove la merce sarebbe stata depositata prima dello smercio sulla piazza palermitana, così come i canali di ricettazione; in tale contesto si inquadra il maxisequestro effettuato il 30 agosto dello scorso anno dai finanzieri del Gruppo di Palermo – attivati dai colleghi del GICO che stavano tenendo sotto controllo la “banda” – presso un supermercato del quartiere “Noce”, di 15 tonnellate di derrate alimentari frutto di una rapina posta in essere dal sodalizio il precedente 22 luglio e quello effettuato il 17 settembre 2012 dal medesimo Reparto nei pressi di via Belgio, sempre su attivazione del GICO, di fusti di olio lubrificanti oggetto del furto perpetrato dal sodalizio nello stesso giorno.
Ma i furti e le rapine non erano la sola attività illecita dell’organizzazione, molto attiva anche nel piazzamento sul mercato palermitano di prodotti contraffatti, di cui si approvvigionava in Campania da soggetti napoletani pluripregiudicati, di cui almeno uno vicino alla Camorra; a tale ambito vanno ricondotti i sequestri effettuati a luglio e ottobre 2012, rispettivamente dai finanzieri del Gruppo di Palermo all’interno del porto palermitano e da quelli del Nucleo di polizia tributaria in un magazzino di Brancaccio utilizzato dalla “banda”, di due Tir carichi di confezioni di detersivi contraffatti, complessivamente pari a circa 38 tonnellate.

L’operazione di oggi mette fine ad una organizzazione criminale che ha posto in serio pericolo le prospettive di sviluppo dell’economia gravitante intorno al porto palermitano; alcune segnalazioni giunte alla Guardia di Finanza a ad altre Istituzioni durante le indagini, hanno infatti paventato il rischio di abbandono del porto stesso da parte di importanti aziende, ove fosse continuata la serie di furti e rapine di merci transitanti per lo scalo.