Gratteri al Giffoni boccia le fiction sulla mafia: “I ragazzi imitano gli attori”
“Giffoni è un laboratorio che cresce di anno in anno e si arricchisce di nuovi temi, dando spunto a nuove riflessioni”. È questa la prima impressione di Nicola Gratteri, Procuratore Capo della Repubblica presso il tribunale di Reggio Calabria, tra i magistrati antimafia più attivi, impegnato da anni nella lotta alla ‘ndrangheta calabrese, alla sua prima volta al festival del cinema per ragazzi più importante del mondo. E il mondo dei giovani è questione che sta particolarmente a cuore al procuratore Gratteri, convinto com’è che la lotta alla criminalità sia prima di tutto una questione culturale.
“Con i ragazzi di oggi bisogna parlare – ha dichiarato il procuratore – per far capire loro che non esistono scorciatoie, che l’educazione è importante. E oggi ancora di più. Parlare di etica ai ragazzi è fondamentale, soprattutto in una società consumistica come la nostra nella quale si è valutati in base a ciò che si ha piuttosto che in base a ciò che si è”.
“Il tema di Giffoni 2018 è l’acqua”. A raccontarlo al procuratore Gratteri è il direttore Claudio Gubitosi che ha atteso il magistrato davanti la Cittadella del Cinema per porgergli il saluto di tutta Giffoni, insieme al primo cittadino, Antonio Giuliano: “La sua opera è meritoria – ha dichiarato Gubitosi – noi qui diffondiamo la cultura dell’ambiente e lei, con il suo impegno, lo tutela”.
“Quello dell’ambiente – ha dichiarato Nicola Gratteri – è un altro aspetto che deve interessare fortemente i ragazzi: il rispetto dell’ambiente è parte dell’educazione, della conoscenza, della trasmissione della cultura cui tutti dobbiamo contribuire. Sul piano giudiziario, invece, bisognerebbe fare una rivoluzione perché oggi le mafie sono presenti soprattutto nel mondo dell’agricoltura, non solo nell’acquisto di latifondi per riciclare denaro, ma soprattutto perché delinquere truffando l’Unione Europea oggi è conveniente. Si tratta di reati sanzionati in maniera molto lieve. In questo senso il legislatore dovrebbe essere molto più severo”.
I modelli che arrivano dalla televisione e dai social network non aiutano: “I social – ha aggiunto Gratteri – allontanano i giovani dalla cultura. Oggi si considera istruita una persona che è ricca di informazioni, molte anche inutili. La cultura è un’altra cosa, passa per la lettura di autori importanti, passa per l’arte. Se non creiamo cultura e non la trasmettiamo ai giovani, se non ne facciamo comprendere l’importanza saranno adulti incompleti”. Si parla anche delle mafia series: “Quando abbiamo visto che i ragazzi davanti alle scuole di Napoli o di Vibo Valentia si muovono e si comportano come gli attori di queste fiction, sempre più violente e senza la presenza delle istituzioni, abbiamo capito che qualcosa non funziona come dovrebbe”.