“Siamo stati chiusi con decreto e senza preavviso il 23 dicembre, abbiamo subito nuove gravi conseguenze economiche ma nessuno ancora si preoccupa di garantire ristori a una categoria che è stata tra le più colpite e che non ha più risorse per andare avanti”.
Vincenzo Grasso, presidente del Silb – l’associazione delle discoteche e dei locali da ballo aderente a Fipe Confcommercio Palermo – lancia nuovamente un grido d’allarme in rappresentanza degli imprenditori del settore costretti alla chiusura forzata nel periodo natalizio, uno dei più importanti dell’anno.
Il Silb nazionale ha scritto una lettera al Presidente del Consiglio Draghi e ai ministri competenti affinché ascoltino le istanze degli imprenditori e si facciano carico della sopravvivenza del comparto. “L’unica possibilità di superare questo tracollo è la via dei sostegni ministeriali, congrui e immediati”, ha sottolineato il presidente del Silb Maurizio Pasca.
E Vincenzo Grasso, a livello regionale, sollecita l’intervento della Regione rivolgendo un appello al Governatore Musumeci, all’assessore all’Economia Armao e a quello per le Attività Produttive Turano affinché, come già successo in altre regioni italiane, vengano adottati provvedimenti in grado di garantire la sopravvivenza delle aziende.
“Non ci è stata data alcuna notizia sulla cassa integrazione, nessuna indicazione sui possibili ristori, pochissime speranze di riaprire le nostre attività in tempi brevi e intanto continuiamo a pagare affitti e utenze. Sono andati in fumo anche gli sforzi organizzativi prodotti fino al 23 dicembre per preparare le serate del periodo natalizio con ulteriori perdite economiche. Siamo stanchi e delusi per il modo in cui è stata gestita questa situazione, sarebbe stato logico prevedere interventi di sostegno con la stessa immediatezza con cui è stato deciso di chiudere le nostre attività, provvedimento che peraltro – com’era ipotizzabile – non è servito a ridurre i contagi, favorendo lo sviluppo della “movida natalizia” con iniziative occasionali, non professionali e fuori dalle regole che potrebbero anche aver provocato nuovi focolai.
Dopo due anni di chiusure e restrizioni le imprese sono ormai provate, devono far fronte a numerose scadenze e non possono più garantire migliaia di contratti di lavoro. La politica deve tradurre le parole di solidarietà in atti concreti, confidiamo nella loro sensibilità e responsabilità per uscire da una crisi di cui non abbiamo colpe e che sta portando le imprese sull’orlo del fallimento”.
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