Giusto Catania è stato assolto dall’accusa di diffamazione nei confronti di Totò Cuffaro. Ieri la prima sezione del Tribunale Civile di Palermo gli ha dato ragione, anche in appello, respingendo il ricorso dell’ex presidente della Regione, che lo aveva querelato per le sue dichiarazioni pubbliche. Nel marzo del 2010 era già arrivata l’assoluzione in primo grado.
Nel novembre 2004 l’assessore del Comune di Palermo aveva rilasciato un’intervista ad Emanuele Lauria, pubblicata sul Giornale di Sicilia, in cui dichiarava testualmente: “le scelte politiche del Presidente della Regione hanno rafforzato un blocco di interessi espressione di un potere affaristico-mafioso” e successivamente su un articolo scritto a quattro mani con Marco Assennato, pubblicato da Liberazione, scriveva “sistema politico e sistema criminale sono un’unica cosa nella Sicilia di Cuffaro”.
I giudici della Corte d’Appello hanno ritenuto che le affermazioni di Catania, difeso dagli avvocati Claudio Manna e Marco Amato, non siano censurabili e che “l’accostamento del Cuffaro ad esponenti mafiosi e al sistema criminale appare legittima espressione del diritto di critica, costituendo un ragionevole sviluppo di argomentazioni d’indole e finalità politica, scaturite da coevi episodi di cronaca, quali le vicende giudiziarie a carico dello stesso Cuffaro”.
“Sono orgoglioso ed onorato di non aver mai ricevuto sostegno elettorale da Totò Cuffaro – scrive Giusto Catania sul suo profilo social – ma solo ed esclusivamente querele per aver denunciato pubblicamente il sistema di potere affaristico-mafioso garantito dall’ex Presidente della Regione. Le mie dichiarazioni hanno anticipato di quasi quattro anni la sentenza di un tribunale che ha condannato Cuffaro per i suoi rapporti criminali e questo dimostra, ancora una volta, che la politica deve rivendicare il suo primato nel combattere la mafia”.
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