ROMA (ITALPRESS) – “Siamo in linea” con la riforma ipotizzata dal ministro Nordio nel penale, ma “a noi interessa soprattutto la riforma del cautelare, la riteniamo importante anche come segnale: anzichè un solo giudice, come oggi avviene, un collegio di giudici a nostro avviso garantirebbe un risultato sicuramente più ponderato. Personalmente ritengo anche che diminuirebbe di molto il numero dei detenuti in attesa di processo, che in Italia è esorbitante rispetto all’Europa”. Lo ha detto, in un’intervista all’agenzia Italpress, Mario Scialla, coordinatore dell’Organismo congressuale forense (OCF). “Gli altri temi ovviamente sono importanti, dalle intercettazioni all’abuso d’ufficio, ma non esiste solo quello: bisogna scardinare l’idea che si leva l’abuso d’ufficio e tutti possono fare quello che vogliono, non è assolutamente così”. Sulla separazione delle carriere “ne stiamo discutendo, riteniamo che sia il momento opportuno per un intervento. Abbiamo incontrato i vertici della politica e della magistratura il 20 luglio ed è venuta fuori l’ipotesi di lavorare all’interno delle norme, evitando un passaggio che per il momento è molto complicato a livello costituzionale, proprio per addivenire a una soluzione ottimale magari lasciando da parte l’obbligatorietà dell’azione penale che, a nostro avviso, in questa fase appesantirebbe troppo”, ha spiegato Scialla.“Mentre nel penale ci sono voci contrastanti sull’opportunità di introdurre una riforma del genere – che a mio avviso ha una sua importanza, soprattutto con riferimento alla giustizia riparativa perchè ha un nuovo linguaggio che affianca quello della sanzione, e quindi è un tema che deve essere ancora metabolizzato e bisogna evitare giudizi eccessivi in senso negativo – nel civile, devo riscontrare che c’è un’unanime critica da parte dell’avvocatura, perchè in buona sostanza si addossano all’avvocato tutta una serie di oneri e questo obiettivamente non va bene”.
Per quanto riguarda i processi, per ora “subiamo solo l’effetto della riforma Cartabia: vediamo una grande riduzione dei processi che, soprattutto sulla procedibilità, vengono eliminati. La grande scommessa della Cartabia è un’altra: se eliminiamo in qualche modo i processi che hanno un minore interesse”, in cui “non ci sono parti civili e non ci sono particolari argomenti delicati in ballo, e li sostituiamo con processi altrettanto importanti, che magari sono indirizzati verso la prescrizione, potremmo dire che la Cartabia ha avuto un suo effetto. Questa parte però non si è ancora vista, quindi noi per ora viviamo il ‘tagliò e non l’implementazione: non basta tagliare, bisogna anche aumentare la produttività”, ha sottolineato. La digitalizzazione in atto “aiuterebbe. Mi piace il condizionale, perchè in realtà è qualcosa che l’avvocatura, nel penale, subisce. Sono ottimista sulla capacità degli avvocati di adattarsi alla strumentazione, il problema è nell’interlocuzione con le cancellerie: stiamo lavorando in ambito ministeriale proprio per eliminare il filtro sul portale, che crea grossa ansia e che in qualche modo allontana gli avvocati dal digitale”. Allargando lo sguardo all’intelligenza artificiale, “è un tema delicato, che in qualche modo va governato: non riguarda solo gli avvocati, riguarda il mondo intero. Vorremmo alcune garanzie e soprattutto la certezza che non verrà sostituita in qualche modo la figura del difensore, quindi avanti senza pregiudizi o chiusure ma con grande attenzione”.
– foto Italpress –
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