Roma, 1 Feb. – Nega di aver ritrovato la memoria su particolari mai svelati prima per salvarsi dall’indagine per riciclaggio in cui è stato coinvolto nel 2010 e definisce il boss Totò Riina il suo ”maestro d’arte”.
Comincia così, nel bunker del carcere di Rebibbia, la deposizione del pentito Giovanni Brusca all’udienza preliminare sulla trattativa Stato-Mafia.
Brusca, che è uno dei 10 imputati, è stato citato dal gup che ha disposto integrazioni probatorie.
Brusca, che ha accettato di essere interrogato dal Gup benché, in quanto imputato, avrebbe potuto avvalersi della facoltà di non rispondere, ha sostenuto anche che per fare pressioni sulla politica gli era stato affidato l’incarico di assassinare l’ex ministro democristiano del Mezzogiorno, Calogero Mannino. Poi i capimafia gli avrebbero chiesto di sospendere il piano per l’omicidio.
La tesi della Procura è che Mannino abbia assunto un ruolo nella trattativa proprio nel timore di essere ucciso.
L’ex ministro ha chiesto e ottenuto di essere processato col rito abbreviato e la sua posizione è stata perciò stralciata.
AGGIORNAMENTO – “Il destinatario del papello era Nicola Mancino”. A ribadire che l’elenco con le richieste della mafia allo Stato fosse l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino è stato sempre lui, il pentito Giovanni Brusca, interrogato a Rebibbia nell’ambito dell’udienza preliminare sulla trattativa Stato-Mafia.
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