Giovani di Ance e Confindustria: sinergie per andare all’estero
PALERMO – Non solo collera, servono speranza e ottimismo per ritrovare la capacità di riprendere la via dello sviluppo. Le imprese siciliane non possono soccombere alla crisi in attesa di risposte dalla politica che tardano ancora ad arrivare.
Per questa ragione i Gruppi Giovani imprenditori di Ance Sicilia e di Confindustria Sicilia, presieduti rispettivamente da Angelo Turco e da Silvio Ontario, al termine della prima assemblea congiunta a Palermo, hanno deciso di avviare sinergie per pianificare opportune diversificazioni produttive delle imprese associate – edili e industriali – e per creare insieme nuove filiere di tecnologia e di design capaci di ampliare le attività imprenditoriali “made in Sicily” in tutto il mondo.
Si apre un percorso alternativo per gli imprenditori che con coraggio vorranno intraprendere l’impegnativa ricerca di soluzioni all’impossibilità di ottenere nella propria terra spazi di mercato sufficienti a garantire occupazione.
L’iniziativa, però, non è una “fuga” né la rinuncia all’impegno delle due associazioni sulle tante vertenze aperte nei confronti della classe politica.
Infatti, l’assemblea congiunta dei Giovani di Ance Sicilia e di Confindustria Sicilia (cui hanno preso parte anche il presidente nazionale di Ance Giovani, Filippo Delle Piane, il coordinatore del comitato Giovani Mezzogiorno dell’Ance, Mario Presicci, e il neopresidente di Ance Palermo, Fabio Sanfratello), ha ribadito la volontà di agire nei confronti dei governi nazionale e regionale per ottenere quelle iniziative necessarie a migliorare le condizioni del fare impresa in Sicilia.
In testa, la possibilità di compensare i debiti fiscali con gli ingenti crediti vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, come immediata immissione di liquidità nel sistema senza dovere più attendere che gli enti siano in condizione di pagare le imprese. Seguono, poi, il pieno utilizzo dei fondi europei solo per gli investimenti e non più per sostenere e alimentare il precariato; la semplificazione delle valutazioni d’impatto ambientale; la riduzione dei costi per le registrazioni dei contratti; l’avvio dei piani città; più risorse per il credito agevolato e per lo sviluppo del turismo.