Giornata internazionale infermiere, le 8 richieste della FENOPI
Giornata internazionale infermiere. Oggi, 12 maggio 2020, ricorre la “Giornata Internazionale dell’Infermiere”, istituita nel 1965 dal Consiglio Internazionale degli Infermieri (International Council of Nurses – ICN), dal 1974 si celebra ogni 12 maggio per celebrare l’anniversario della nascita di Florence Nightingale, considerata la fondatrice della moderna assistenza infermieristica.
Giornata internazionale infermiere, la Federazione Nazionale lancia otto richieste per il dopo-Covid
Anche in Sicilia, come nel resto d’Italia e del mondo, erano in programma una serie di iniziative volte soprattutto ad andare incontro alla gente, per mostrare l’importanza che le professioni infermieristiche rivestono nel Sistema Sanitario Nazionale e per sensibilizzare le istituzioni rispetto ad una serie di legittime richieste che ormai da tempo la FENOPI (Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche) ha formulato e che sono state sintetizzate in otto punti.
“Il 2020 di certo è un anno che difficilmente dimenticheremo. Le iniziative che avevamo organizzato ovviamente sono saltate, un vero peccato perché quest’anno ricorreva anche il bicentenario della nascita di Florence Nightingale – afferma il presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche Francesco Gargano – Superata questa fase non vorremmo che tutto passi nel dimenticatoio come puntualmente è accaduto fino ad ora. Non siamo eroi, siamo professionisti che chiedono di poter fare al meglio il proprio lavoro, a tutela della nostra sicurezza e del diritto alla salute dei cittadini. Se una medaglia meritiamo, alla fine di questo periodo di grande emergenza, vorremmo che fosse semplicemente il riconoscimento delle otto richieste formulate dalla Federazione Nazionale”.
Qui di seguito le 8 richieste rivolte dalla FENOPI al Governo nazionale:
1. Un‘area contrattuale infermieristica che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti di una categoria che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie.
2. Una indennità infermieristica che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, non una “una tantum” e riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, sempre esistite, ma rese evidenti proprio da COVID-19.
3. Garanzie sull’adeguamento dei fondi contrattuali e possibilità di un loro utilizzo per un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che assistono pazienti con un rischio infettivo.
4. Garanzie di un adeguamento della normativa sul riconoscimento della malattia professionale in caso di infezione con o senza esiti temporanei o permanenti.
5. Immediato adeguamento delle dotazioni organiche con l’aggiornamento altrettanto immediato della programmazione degli accessi universitari: gli infermieri non bastano, ne mancano 53mila ma gli Atenei puntano ogni anno al ribasso.
Gli infermieri chiedono anche l’aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona
6. Aggiornamento della normativa sull’accesso alla direzione delle aziende di servizi alla persona: siamo sul territorio, dove l’emergenza ha dimostrato che non è possibile prescindere da una competenza sanitaria di tipo assistenziale a garanzia degli ospiti. Come nelle RSA ad esempio dove da ieri si stanno destinando proprio infermieri, quelli del contingente dei 500 volontari scelti dalla Protezione civile, ma anche a domicilio con cronici, anziani, non autosufficienti e così via.
7. E per questo – è la settima richiesta – dare anche agli infermieri pubblici – superando il vincolo di esclusività, un’intramoenia infermieristica già scritta anche in alcuni Ddl fermi in Parlamento che gli consenta di prestare attività professionale a favore di strutture sociosanitarie (RSA, case di riposo, strutture residenziali, riabilitative…), per far fronte alla gravissima carenza di personale infermieristico di queste strutture. Applicando anche nel caso la legge 1 del 2002) di 18 anni fa quindi) che prevedeva prestazioni aggiuntive e possibilità che altro non sono se non il richiamo in servizio di pensionati e contratti a tempo determinato utilizzati una tantum (ma indispensabili a quanto pare) per COVID-19.
8. Tutte le novità chieste per il servizio pubblico dovranno servire anche per accreditare e autorizzare le strutture private dove dovranno essere inserite e previste a questo scopo.