Giornata di divulgazione della scienza nel segno di Piero Angela
PALERMO (ITALPRESS) – L’omaggio a Piero Angela e all’articolo 9 della Costituzione da un lato, un messaggio alla politica per aumentare gli investimenti dall’altro: è con questi propositi che viene celebrata la prima Giornata della divulgazione della scienza, organizzata dall’Università di Palermo su proposta del presidente del Comitato dei Garanti Elio Cardinale. La cerimonia si è tenuta nell’Aula Magna della facoltà di Ingegneria.
Obiettivo dell’ateneo è diffondere una corretta informazione a partire dagli studenti, in modo da mettere in futuro le loro conoscenze a disposizione del territorio: la scienza non rimarrebbe così materia esclusiva dei centri di ricerca, ma vedrebbe un progressivo allargamento degli interessati in un’epoca in cui, soprattutto dopo l’arrivo del Covid, diventa indispensabile distinguere fonti attendibili e inattendibili.
Il modello che si insegue è il più importante divulgatore scientifico italiano, quel Piero Angela nato il 22 dicembre di 94 anni fa e scomparso lo scorso 13 agosto: una figura cui l’Università aveva già reso omaggio il 30 giugno 2001, con la laurea honoris causa in Scienze biologiche, ma la cui eredità costituisce una grande responsabilità per il mondo dell’informazione scientifica, di cui l’ateneo cerca di farsi pioniere. Un ulteriore omaggio ad Angela, ma anche un modo per incrementare l’interesse per la scienza nel segno della competitività, arriverà il prossimo anno con un premio per i ricercatori under 35 che si siano distinti in questo campo.
Il 22 dicembre è anche la data in cui, 75 anni fa, venne istituito dall’Assemblea costituente l’articolo 9 della futura Costituzione, il quale mirava a promuovere “lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica, […] anche nell’interesse delle future generazioni”.
Per il rettore Massimo Midiri fare divulgazione scientifica “ha un valore non solo culturale ma anche sociale, nella misura in cui accresce un senso di comunità tra gli studenti e mette le loro conoscenze a disposizione di enti locali e stakeholder. In un’epoca in cui i social dilagano è fondamentale essere chiari e risvegliare il piacere della conoscenza, ma soprattutto imparare a distinguere le informazioni veritiere da quelle poco credibili”. Fondamentale, per il numero uno dell’ateneo, l’utilizzo di un linguaggio “non specialistico, ma in grado di catturare l’attenzione di quanti più utenti possibile”.
Cardinale rilancia l’auspicio che da tale ricorrenza possa nascere “una grande alleanza tra politica e scienza, in modo che quest’ultima venga considerata una risorsa in cui investire e non più un peso. L’Italia è tra gli ultimi paesi in Europa e nel mondo a livello di spese nella scienza e nella ricerca: una simile carenza comporta un deficit di educazione, conoscenza, competenza e innovazione”.
In tal senso un ruolo importante viene giocato dai docenti universitari, dal momento che “c’è ancora chi ritiene poco qualificante parlare di comunicazione scientifica negli atenei: è anche per colpa di questi soggetti che lo sviluppo della ricerca non va nella giusta direzione e platee purtroppo ancora ampie, come i no vax, non credono nella scienza”.
E proprio la negazione dei vaccini e le responsabilità della politica sono al centro dell’intervento di Ilaria Capua, direttrice del programma ‘One Health Center of Eccellencè presso l’Università della Florida: in particolare la virologa chiama in causa due ex leader, Donald Trump e Boris Johnson, dal momento che “il modo in cui hanno minimizzato i rischi per la popolazione e l’importanza dei vaccini non ha dato loro possibilità di contrastare il Covid in tempo utile. Un messaggio sbagliato della politica spinge le persone a non vaccinarsi e aumenta il rischio di morte”.
La divulgazione scientifica funge quindi da contrasto al negazionismo, che secondo Capua “rischia di far crollare sistemi interi, soprattutto quando viene alimentato da esperti bugiardi, fallacie logiche e teorie del complotto. Fare corretta informazione significa fornire alle persone la consapevolezza che un virus non si esaurisce in pochi anni: la storia ci insegna che possono trascorrerne pure migliaia”.
– foto: xd8/Italpress