In mostra a Lugano, presso le sale della Galleria di Monica de Cardenal, il pittore italiano Gianluca Di Pasquale con il suo ultimo progetto artistico. Dopo l’ultima esposizione alla Galleria d’Arte Moderna di Milano (2015) torna al pubblico con alcune delle pitture realizzate negli ultimi due anni: oli su tela che rappresentano quasi sempre paesaggi e figure umane ritratte con pennellate precise.
“Questo progetto potrei collocarlo nella casella retrospettiva, nel senso che ho voluto mettere vecchi e nuovi lavori insieme per vedere se funzionavano, per fare un punto della situazione. Devo ammettere che in queste opere, come nei lavori precedenti, è forte la presenza di un vuoto che cerca ancora un equilibrio con il rispettivo pieno, una sorta di equilibrio-zen che in fondo è sempre stato l’oggetto della mia ricerca, sia nell’arte che nella vita” ci racconta Gianluca Di Pasquale.
All’interno di un più o meno ampio sfondo bianco, l’immaginario iconografico delle opere in mostra riporta a scene di vita quotidiana che avvengono nel tempo libero ( in prati, parchi, giostre e boschi) ritratte con pochi colpi di pennello che evidenziano una gestualità ora più evidente, altrove più descrittiva e analitica. riuscendo a conferire musicalità e delicatezza alla composizione delle diverse immagini in cui la natura s’incontra con l’uomo. “Tuta rossa”, “Strange Days” e “Piccolo Uomo” tra le più rilevanti.
“La tela bianca diventa lo scenario dove orbitano i personaggi, che colti nella banalità dei loro gesti quotidiani, sembrano intenti in una sorta di soliloquio cosmico; allo stesso tempo sono i protagonisti di questo inesistente paesaggio, sono le persone che creano lo spazio. Il bianco è la somma di tutti colori, è luce e quindi rimanda a una componente metafisica, ad un’idea d’infinito”, spiega così l’artista il perpetuo sfondo bianco che ricorre nei suoi quadri.
Quello che conduce dall’idea alla tela, dall’ispirazione all’opera, è un processo visionario che parte ancor prima dai sensi, arriva alla mente, al mondo delle idee.
“Nel mio caso nasce sempre da un’esperienza visiva, mi spiego meglio: nel mio percorso artistico ho fatto una serie di ritratti di donne di spalle. L’ispirazione è nata in un bar mentre ordinavo un caffè: davanti a me c’era una ragazza di spalle con una semplice camicia a fiori, un’immagine che banalmente capita a chiunque in un bar, ma in quel momento per un piccolo istante quell’ immagine che veniva dai miei sensi era al di fuori dello spazio e del tempo. Posso tranquillamente chiamarla una visione che poi ho cercato di trasformare in un quadro.”
In mostra sarà presente anche Magic Lake, realizzato con un’infinità di pennellate minuscole e leggere, nel quale figurazione e astrazione si fondono in un unico grande scenario quasi musicale. Un luogo magico e onirico, dove l’uomo immerso nella natura riprende contatto con la parte più solitaria e intima di sé stesso.
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