PALERMO (ITALPRESS) – “La riforma dei campionati è l’occasione imperdibile per dare una mano al calcio italiano e dare sostenibilità ai nostri club”. Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, non arretra di un millimetro: quello della riforma è un tema che da sempre lo ha visto in prima linea, e non solo per il bene della sua serie C. “Il calcio italiano non ha mai ragionato a sistema ed è per questo che abbiamo bisogno della riforma dei campionati: è ragionando a sistema che il calcio italiano può tornare a essere competitivo a livello europeo e internazionale – è la premessa di Ghirelli, ospite nella sede palermitana dell’Agenzia Italpress – Deve esserci un’architettura precisa, in cui ogni campionato abbia la propria mission. La Premier League, per esempio, ha deciso di finanziare le leghe sottostanti acquisendo la leadership del processo e noi abbiamo bisogno che la serie A faccia altrettanto. In un’ottica di sistema per esempio, essendo noi i formatori degli arbitri, la Var servirebbe più in C che in A: gli errori da noi sono maggiori perchè sono giovani in formazione e servirebbe come strumento educativo per migliorarli rapidamente in vista di serie B e serie A. Se la serie A non capisce questo discorso, il problema è serio”. Quello del calcio italiano è un “problema di sostenibilità, di regole, di eliminare certe distorsioni. E di rendere coerente anche il progetto di mister Mancini che ha vinto con una squadra di giovani: nessun campionato italiano risponde a quel progetto, da qui la difficoltà del calcio italiano di reggere il livello raggiunto da Mancini”.
Ghirelli non ne fa una questione numerica perchè “siamo l’unica Lega che ha fatto un’autoriforma tagliando un terzo dei suoi club, da 90 a 60, ma non abbiamo risolto i problemi che avevamo perchè c’è un problema di sistema. La domanda di fondo è: serve la serie C? Se deve servire a scimmiottare la serie A o la serie B, bisogna scioglierla – le sue parole all’Italpress – Se serve ad avere un forte collegamento territoriale sul sociale, a formare i giovani talenti italiani, e intendo non solo calciatori ma anche allenatori, arbitri, dirigenti, medici, allora è una palestra e serve un investimento materiale, cioè infrastrutture sportive, e immateriale, ovvero allenatori, preparatori atletici, scienziati dell’alimentazione, quelli che sanno come lavorare con i giovani. E bisogna farli giocare, divertirsi, dargli la possibilità di crescere”. Ma la sostenibilità del calcio italiano passa anche dai fondi del Pnrr (“abbiamo un’occasione irripetibile per rigenerare gli stadi o in alcuni casi rifarli completamente”) e soprattutto “dalla qualità e formazione dei dirigenti: bisogna trasformare i club in imprese e per farlo bisogna mettere alla testa dei club, nei punti chiave, professionalità elevate. È la priorità delle priorità”, sottolinea Ghirelli all’Italpress.
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