Se ci voleva l’ennesima prova che Crocetta è stato messo all’angolo dal suo stesso partito e che il suo ruolo è ormai puramente nominale, la vicenda della gestione delle acque toglie ogni dubbio.
Intanto la scelta del nuovo commissario per gli impianti di depurazione in Sicilia, che non è caduta sul governatore, come accade quasi sempre, ma sull’Assessore regionale all’Energia, il pm in aspettativa Vania Contrafatto, entrata in giunta su indicazione di Davide Faraone.
La proposta è giunta formalmente, dal ministro per l’Ambiente Galletti, competente per materia, ma l’obiettivo della componente renziana del PD siciliano, è evidente: si vuole scavare il terreno sotto i piedi al Presidente che, dopo aver “delegato” a Baccei il compito di elaborare e fare approvare la finanziaria (“Non conosco la manovra” ebbe a dichiarare agli esterrefatti rappresentanti sindacali) adesso viene esautorato anche in un settore dove ci sono circa un miliardo di euro da spendere.
Ma non è tutto: in modo ancora più inusuale (e istituzionalmente scorretto) è stato diffuso il testo della lettera di diffida che il ministero dell’Ambiente ha predisposto nei confronti del governo e dell’Assemblea regionale, prima ancora che fosse inviata.
In sostanza, facendo leva sulla legge “Sblocca Italia”, si minaccia il commissariamento delle istituzioni regionali se entro novanta giorni non sarà esitata una legge di riordino del sistema integrato di gestione delle acque in Sicilia.
Infatti, si è provveduto tempestivamente a mettere in liquidazione i famigerati Ambiti Territoriali Ottimali (ottimali solo per chi aveva la licenza di saccheggiare le risorse pubbliche) e si sono nominati i commissari. Ma la gestione commissariale,secondo il consolidato modus operandi di Crocetta, avallato dal Parlamento regionale, anziché essere un momento eccezionale e temporaneo di transizione, è diventata ordinaria amministrazione e così i problemi si sono ulteriormente incancreniti.
Per di più all’Ars c’è un fronte abbastanza numeroso di sostenitori del ritorno alla gestione comunale, che appare incompatibile con la gestione “integrata” del sistema prevista dalla normativa nazionale. Pochi gestori, a capitale misto o interamente pubblico, o addirittura un unico gestore che potrebbe suddividere le zone di intervento in aree numericamente non superiori alle Province (o Liberi Consorzi che dir si voglia).
Nella sua diffida il governo nazionale ricorda anche che la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, nonché la tutela della concorrenza, sono competenze esclusive dello Stato, e che la situazione che si è venuta a creare in Sicilia: “pregiudica la tutela dell’unità giuridica e dell’unità economica della Repubblica, nonché la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti della popolazione di fruire di un’erogazione efficiente e continuativa del servizio idrico integrato”.
Insomma Renzi e Faraone ci vanno giù pesante, mettendo in discussione addirittura il potere legislativo dell’Assemblea Regionale, in ciò favoriti dall’improvvisazione e dall’incompetenza mostrata a più riprese da Crocetta e dai suoi collaboratori e dall’acquiescenza degli stessi deputati regionali che, per salvare seggio e vitalizio, hanno consentito che questa situazione insostenibile si prolungasse.
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