Gela città abbandonata, sfregiata dalla grande mistificazione

La notizia di una serie di incendi notturni che, oltre a provocare la distruzione di nove auto, hanno mandato in ospedale quattro persone per le esalazioni velenose, ripropone il tema della grande mistificazione di cui è stata vittima storicamente Gela.
“La città non può tornare indietro” tuona Rosario Crocetta, cui non pare vero di poter spostare l’attenzione dai disastri della Regione ma, signor Presidente, quando mai Gela è andata avanti?
Se c’è un esempio lampante della grande mistificazione politica di cui la Sicilia è sempre stata vittima è proprio la città nissena, dove la scelta di puntare sul modello industriale ospitando un polo petrolchimico, ha lasciato le tracce più evidenti di devastazione del territorio senza nemmeno realizzare il sogno di uno sviluppo economico solo promesso.
Ci troviamo davanti a una città violentata dall’inquinamento, sventrata dall’abusivismo edilizio, squassata da una metastasi che sdoppiò in una faida sanguinosa le organizzazioni criminali (mafia tradizionale e stidda) facendone terreno di raid e scontri, con una emarginazione sociale che ha nutrito anche la microcriminalità.
Uno scenario che ha trasformato il sogno del decollo economico in un incubo quotidiano per i cittadini gelesi.
Rosario Crocetta è stato sindaco di Gela per sei anni, dal 2003 al 2009, ha costruito in quel periodo la sua carriera politica che lo ha portato alla Presidenza della Regione, ma i dati dicono che è passato come una meteora, senza lasciare alcuna traccia nel tessuto socio – economico della società gelese.
Insomma la leggenda di un risveglio di Gela sta solo nella sua capacità di cavalcare la reazione dello Stato all’arroganza di mafiosi e stiddari che, proprio in quel periodo furono arrestati, dopo essersi sostituiti alla legge.
E’ come se qualche politico rivendicasse il merito della cattura di Riina e Provenzano e la decapitazione di Cosa Nostra, che fu esclusivamente il frutto della scelta becera e ignorante di alzare il tiro uccidendo Falcone e Borsellino: due che combatterono realmente la mafia in vita, ma la sconfissero solo da morti.
La grande mistificazione nata negli anni Sessanta con il baratto ingannevole, inquinamento in cambio di sviluppo, proseguì con il grande inganno dell’antimafia eretta a struttura portante del nulla amministrativo. Bilancio in dissesto, città allo sbando, emarginazione sono queste le caratteristiche di Gela prima, durante e dopo la grande mistificazione.
Ciò che resta sono le scorrerie notturne di bande più o meno organizzate, l’incidenza sopra la media regionale delle patologie tumorali e dei linfomi non Hodgkin, i servizi sociali assenti e la sensazione che lo Stato sia una entità lontana e sconosciuta.
Invece di parlare di ritorni al passato, l’ex dipendente ENI Rosario Crocetta da Gela dovrebbe spiegare come mai propone ancora il modello di sviluppo delle trivellazioni dopo averne constatato, sulla pelle dei suoi concittadini, gli effetti devastanti.