Gattuso si tiene stretto un Palermo che vince, ma non convince
Di Francesco De Bernardis
La prima si perdona, la seconda si condona, la terza per fortuna non si bastona. Dopo le prime due uscite stagionali che avevano portato in dote un misero punticino, il Palermo centra la prima vittoria in campionato, ritrovando un minimo di serenità e, soprattutto, evitando quello che in caso di sconfitta sembrava già scritto: l’addio anticipato del tecnico Rino Gattuso. La vittoria, nel punteggio piuttosto agevole, non deve però mascherare i limiti di una squadra apparsa ancora un cantiere aperto, in cerca di un’identità precisa sul piano del gioco. Per la trasferta patavina Ringhio apporta alcune modifiche rispetto all’undici sceso in campo per la gara persa contro l’Empoli. Viene confermato il 4-3-1-2, ma gli interpreti sono ben diversi: in difesa il rientrante Munoz prende il posto dell’incerto Andelkovic, Pisano rileva a sinistra l’acciaccato Daprelà, mentre nella zona mediana agiscono Stevanovic e Sanseverino ai lati di Bolzoni, schermo davanti alla difesa. Di Gennaro, alla prima da titolare, viene piazzato alle spalle di Dybala ed Hernandez con il compito di ispirarli e di mandarli in rete. Ma, dopo un avvio avaro di emozioni con i rosanero impegnati in uno sterile possesso di palla, alla mezz’ora i ruoli in avanti si invertono: ecco Hernandez riconquistare un pallone perso banalmente dai padroni di casa e servire un assist perfetto per l’accorrente numero 10 che si presenta davanti a Colombi e lo batte con un destro in diagonale. Dopo il vantaggio, sembra di assistere alla riedizione della prima di campionato a Modena, match in cui gli uomini di Gattuso invece di cercare il gol del raddoppio tentarono invano di addormentare la gara con l’intento di gestire il risultato, rischiando così, anche in questo caso, di subire il pari dei biancoscudati. L’episodio decisivo dell’incontro avviene poco prima del riposo in cui l’ottimo Di Gennaro si lancia ancora una volta verso la porta biancorossa e viene atterrato da una spallata di un difensore. Il contatto è veniale e con il sospetto piuttosto fondato che avvenga al limite dell’area, ma non per il direttore di gara Mariani che indica il dischetto del rigore mandando su tutte le furie i giocatori e i tifosi di casa. Dagli undici metri si presenta Hernandez che non sbaglia. Gara in cassaforte e ripresa in discesa per i ragazzi di Gattuso che arretrano un po’ troppo il baricentro e rischiano in un paio di occasioni di rimettere in partita un modesto Padova, agevolato al 74’ dall’espulsione di Troianiello che appare affrettata e, crediamo, compensatrice. La forza d’urto dei padroni di casa è comunque poca cosa e non impensierisce quasi mai Sorrentino. Il punto esclamativo sul risultato lo mette ancora il redento Abel che chiude in rete al 94’ un contropiede orchestrato magistralmente da Morganella e Lores Varela, subentrato nel frattempo ad uno spento Dybala. Il Palermo vince, ma non convince. Il risultato rotondo non deve far pensare ad una passeggiata. All’Euganeo si è visto poco gioco e bisogna riconoscere che le decisioni dell’arbitro hanno pesato non poco sul risultato finale, ma quella di Padova era una partita da vincere in qualunque modo. Sono tre punti pesanti, più che per ragioni di classifica (mancano 39 partite al termine), per evitare un frettoloso esonero di mister Gattuso che, esordiente com’è, merita pazienza e prove d’appello. C’è molto da lavorare per Ringhio, deve ancora trovare la quadratura del cerchio, registrando meglio i meccanismi difensivi e sciogliendo alcuni equivoci tattici in campo, come ad esempio le posizioni di due tra i giocatori maggiormente talentuosi in rosa: Dybala e Stevanovic. Speriamo sinceramente che il tempo e la tranquillità di lavorare gli vengano concessi, ma tutto dipenderà, come sempre da queste parti, dai risultati e dai conseguenziali umori di Zamparini.