CATANIA – C’è una formazione che funziona in Sicilia. Non è quella di cui tanto si parla in questi giorni nelle cronache regionali. È la formazione continua, dove operano professionisti, consulenti, formatori che danno qualifiche e competenze ai lavoratori e possibilità alle imprese di rilanciarsi nel mercato. È quanto emerso oggi dalla tavola rotonda di presentazione dei progetti Efesto e Cemento, due percorsi formativi curati da Euro Soluzioni 2000 e finanziati da Fondimpresa. Sono state coinvolte 50 imprese, più di 400 lavoratori, che hanno imparato le regole della sicurezza in due dei settori maggiormente a rischio di infortuni e di incidenti, spesso mortali: la metallurgia e l’edilizia. «Formare i lavoratori alla sicurezza – spiega Saverio Fabio Leanza di Euro Soluzioni – non solo riduce i rischi di infortuni, ma fornisce competenze ai lavoratori, migliora il loro rendimento, tutela anche le imprese dai rischi».
I dati sono, in questo senso, indicativi: la formazione in sicurezza dei lavoratori riduce dell’8% i comportamenti insicuri e del 7% i rischi di infortuni. Da qui il valore dell’esperienza formativa, organizzata da Euro Soluzioni con LS Finance e Gruppo Focus.
Il progetto Cemento (Criticità e miglioramenti dell’edilizia nelle tecniche organizzative), rivolto al settore edilizio, ha coinvolto 40 aziende siciliane con 190 lavoratori formati, mentre Efesto (Efficienza e sicurezza dei torni) ha riguardato 27 aziende con 203 lavoratori formati.
È un settore che funziona, quello della formazione continua. «Le imprese – aggiunge Leanza – chiedono interventi mirati, c’è una forte richiesta. Noi però viviamo un disagio, perché non mancano le idee né le capacità, mancano i fondi, perché se è vero che Fondimpresa funziona abbastanza bene, è anche vero che manca l’attenzione della Regione». Eppure, investire nella formazione continua dei lavoratori è un modo per contrastare la disoccupazione. «In altri zone del Paese – aggiunge Stefano Cosentino, direttore del Gruppo Focus – le Regioni finanziano la formazione continua, perché capiscono il suo valore strategico come elemento di raccordo tra l’esigenza del lavoratore di formarsi e quella dell’impresa di essere al passo con il mercato. In Sicilia, a parte sporadiche esperienze, non si è mai arrivati alla istituzionalizzazione di queste forme di sostegno, se non con dei voucher formativi che hanno avuto vita breve. Una prova viene dal fatto che nei progetti Cemento e Efesto le aziende coinvolte sono state di più di quelle inizialmente aderenti, perché una volta cominciato il progetto, si è creato una sorta di passaparola tra le aziende. È un altro dato che dimostra la necessità di investire in formazione». I dati parlano chiaro: solo il 28,5% delle imprese fa formazione in Italia. E in Sicilia il dato è ancora minore.
Il sistema formativo di Euro Soluzioni si avvale anche dell’apporto dell’Università di Catania tramite il suo centro di servizio, il Capitt, attivo dal 2010. «Il Capitt ha due funzioni importanti – ha spiegato il professore Rosario Faraci, presidente del Capitt – il trasferimento tecnologico verso le imprese della ricerca fatta dall’Università di Catania, che movimenti progetti di ricerca per 60 milioni di euro. E poi la seconda funzione è la formazione continua. L’università non fa concorrenza alle aziende che si occupano di formazione, ma mette in rete le esperienze di alta formazione nel territorio e le certifica. C’è fame di formazione, nelle imprese – ha aggiunto Faraci – e l’Ateneo ha un ruolo di indirizzo e guida». Un modello, quello della formazione continua certificata dall’Università, che è unico in Italia. È per questo che da Aldo Missale, direttore del Capitt, parte la proposta di ripristinare il dialogo con la Regione Sicilia per recepire e sostenere a livello regionale il sistema di certificazione delle competenze dell’Università di Catania.
(Nella foto il tavolo coi relatori)
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