Food, Dolfin contro Walcor: i veri Polaretti sono made in Sicily
Concorrenza sleale per imitazione servile, appropriazione di pregi e imitazione parassitaria”. È la motivazione con cui il Tribunale di Catania (sezione Materia d’Impresa) ha accolto il ricorso di Dolfin s.p.a. – storica azienda dolciaria di Riposto (Catania) con oltre un secolo di attività – contro la Walcor, chiamata in giudizio per aver lanciato sul mercato un ghiacciolo al succo di frutta (da gelare e senza stecco) molto simile, anche per il character associato alla confezione, ai popolarissimi “Polaretti”, brand lanciato dalla Dolfin 25 anni fa, leader di mercato in Italia e distribuito all’estero in oltre 40 Paesi.
Packing del prodotto: imitate grafica e colori
A rendere ancora più evidente l’imitazione dei famosi Polaretti da parte di Walcor con i suoi Birulì Ice – per i quali il giudice ha disposto l’immediato ritiro dal mercato – è stato il packaging del prodotto, dai colori alla grafica: l’incarto dei ghiaccioli Walcor presenta infatti i personaggi di una serie di cui l’azienda è legittimamente licenziataria ma che, a giudizio del Tribunale di Catania, associati al ghiacciolo senza stecco configura “una consapevole condotta imitativa, detta del “look-alike”, realizzata con modalità suscettibili di arrecare una significativa confusione al consumatore medio che acquista sulla base di un esame rapido e sintetico dell’aspetto d’insieme del prodotto e di certo non si sofferma sui dettagli”.
Mister Polaretto: un amico d’infanzia
Dal 1992, infatti, anno in cui i Polaretti sono stati lanciati sul mercato, Dolfin ha scelto come testimonial dei suoi originali ghiaccioli al succo di frutta proprio un simpatico pinguino, Mister Polaretto: personaggio divenuto nel tempo parrecchio familiare ai piccoli consumatori anche perché è riprodotto, insieme al brand che rappresenta, su gadget (tatuaggi, pelouche, personaggi 3D), matite e accessori per la scuola. Un prodotto, infine, i Polaretti, entrato oramai nelle abitudini di quasi due generazioni di famiglie italiane anche grazie a un jingle popolare e molto orecchiabile e, più di recente, con i giochi interattivi sul sito e le app scaricabili da pc, tablet e smartphone.
Una storia lunga 25 anni
“Da venticinque anni – dichiara Santi Finocchiaro, presidente di Dolfin, azienda fondata dal nonno nel1914, che oggi conta oltre 150 dipendenti e un fatturato annuo di oltre 30 milioni di euro – Dolfin è leader nel settore dei ghiaccioli da gelare. I Polaretti, nei gusti arancia, ciliegia, limone e fragola, sono amatissimi dai bambini e vengono acquistati con fiducia dai grandi, consapevoli di scegliere un prodotto buono e senza conservanti di cui noi di Dolfin, nei vari comparti produttivi, ci prendiamo cura con passione, competenza e originalità. La scelta del ricorso contro uno dei nostri competitor è stata a lungo ponderata: alla fine ci è sembrata doverosa anche e soprattutto nei confronti dei consumatori, grandi e piccini.
Per questo – conclude Finocchiaro – siamo doppiamente rincuorati da questa sentenza che premia oltre all’originalità anche il nostro costante impegno nella qualità totale, negli investimenti in ricerca e tecnologia e nell’attenzione all’ambiente con il ricorso alle fonti rinnovabili. Una sfida che affrontiamo ogni giorno da oltre cento anni per poter offrire ai sempre più numerosi clienti prodotti genuini, sani,certificati secondo rigide norme internazionali e “sostenibili” sotto il profilo energetico e ambientale”.
La difesa
Soddisfatto anche l’avvocato Santi Delia, che con il suo team di legali ha difeso in tribunale i “veri” Polaretti Dolfin da una sleale (secondo il Tribunale) “imitazione servile”. Sotto il profilo legale – commenta Delia – è stata una vicenda esemplare: siamo riusciti a dimostrare che, nonostante Walcor fosse legittimamente licenziataria del brand aver accostato nel packaging quei personaggi ai ghiaccioli al succo di frutta – simili nel formato, nei gusti, nella confezione ma non nella qualità ai più celebri Polaretti – avrebbe indotto in errore l’ignaro acquirente arrecando un danno diretto a Dolfin. È stato possibile rappresentare una concorrenza parassitaria, dunque, anche innanzi a scelte imprenditorialiastrattamente lecite come quella di un brand nel mondo del licensing e la commercializzazione di un prodotto, come i ghiaccioli senza stecco. Il giudice ha riconosciuto la bontà delle motivazioni documentate da Dolfin dichiarando “imitazione servile e concorrenza sleale” quella del competitor”.