Filiera ittica sostenibile, possibile anche in Sicilia con l’impegno di tutti

Come si fa a ridurre l’impatto delle attività umane sui mari allo scopo di conservare e ripristinare gli ecosistemi marini? Per conseguire l’ambizioso Obiettivo 14 “La vita sott’acqua” dell’Agenda 2030 dell’Unione Europea serve un impegno corale. Il concetto è stato ribadito nel corso dell’incontro dal titolo “Filiera ittica sostenibile” organizzato da Legacoop Sicilia ieri, 26 luglio, nell’area archeologica di Solunto a Santa Flavia (Pa), dove alcune teche della piccola area espositiva del museo sono state ripristinate di recente con il sostegno finanziario di Legacoop Sicilia.

Mari puliti e vivi, pullulanti di esseri viventi in equilibrio tra loro che arricchiscono la biodiversità della biosfera marina, costituiscono una garanzia per la prosecuzione delle attività economiche e produttive delle popolazioni delle aree marinare. Ma, sia chiaro, l’obiettivo può essere raggiunto solo con l’impegno di tutti, è stato detto nel corso del convegno. 

«In questa sfida sono coinvolti sia gli operatori della filiera ittica e i consumatori, che gli amministratori locali», ha ricordato Salvatore Tomaselli, docente di economia dell’Università di Palermo. La spiegazione è semplice: i pescatori, e poi a cascata tutti coloro che operano nella filiera ittica (trasformatori e commercianti) dal mare e dal suo stato di salute traggono le risorse per continuare la propria attività. I consumatori, grazie ad acquisti consapevoli, possono premiare le aziende più impegnate sul fronte della sostenibilità. Chi amministra il territorio, poi, con scelte mirate che vanno dall’istituzione di aree marine e costiere protette all’incoraggiamento di forme di pesca, di allevamento ittico e di turismo rispettose della vita del mare, possono comunque soddisfare le aspettative di reddito delle aree marinare. Ma è ugualmente importante contrastare tutte le forme di inquinamento che spesso originano nei comuni dell’entroterra e la pesca di frodo che, non rispettando le regole e le buone pratiche del fermo biologico e del contingentamento della pesca stabilite per le diverse specie, impoverisce i mari fino a renderli quasi del tutto privi di vita. 

Ma come un consumatore a riconoscere un prodotto ittico proveniente da filiera sostenibile? «A livello internazionale – ha spiegato la biologa Elena Balboni – esistono solo due certificazioni specifiche del settore pesca che garantiscono il consumatore sulla sostenibilità della filiera: Friends of the Sea e Msc». 

La sostenibilità della filiera ittica presto troverà nel sostegno pubblico un’arma in più. «Benché non sufficienti a soddisfare tutti i fabbisogni della filiera – ha spiegato Antonio Lo Coco, amministratore della Blue Ocean e responsabile pesca di Legacoop Sicilia – i fondi che presto verranno messi a bando per finanziare gli accordi di filiera, rappresentano una interessante opportunità». In prima fila in Sicilia ci sono le aziende e gli enti che hanno sottoscritto l’accordo di filiera con il Mipaaf e la Regione Siciliana che ha l’obiettivo di valorizzare la filiera ittica. In Sicilia l’accordo vede impegnati oltre che Blue Ocean anche Legacoop Sicilia, Confcommercio e le amministrazioni comunali di Altavilla Milicia, Casteldaccia, Bagheria, Santa Flavia e Ventimiglia di Sicilia.

«In questo accordo – ha sottolineato Filippo Parrino, presidente di Legacoop Sicilia – vediamo l’opportunità di valorizzare il lavoro dei soci cooperatori, obiettivo che per Legacoop è sempre prioritario».

Le conclusioni sono state affidate a Cristian Maretti, presidente nazionale di Legacoop Agroalimentare.