“Oggi il problema – continua Avanti – riguarda anche l’ambito europeo perché l’attuale sistema comunitario incentiva scelte industriali che rischiano di penalizzare la produzione e l’occupazione di Paesi come l’Italia. Quale freno è oggi possibile rispetto al fatto che la manodopera nei Paesi dell’Est ha un costo irrisorio rispetto al nostro? Forse l’idea di un contratto unico europeo nel settore industria che uniformi diritti e doveri non è più differibile se non vogliamo correre il rischio di vedere andar via una dopo l’altra le produzioni nazionali. Indipendentemente da come verrà trasformato lo stabilimento di Termini, c’è da affrontare, con decisione e opportune risorse, l’emergenza sociale che tocca l’occupazione di una parte preponderante del nostro territorio e il suo indotto economico. E non conta la finta solidarietà di chi non ha voluto o saputo contrapporre la forza delle Istituzioni all’arroganza di chi ha sempre di più, anno dopo anno, ignorato un fatto fondamentale: da oggi il presente di migliaia di famiglie appare compromesso e il futuro fortemente ipotecato. Credo che non sfugga alla sensibilità del presidente Napolitano e del premier Mario Monti che Termini si attende una risposta concreta e reale, una soluzione che sappia ridare speranze e tenere a freno la tensione sociale che già si avverte”.(Provincia Regionale di Palermo)
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