Falcone: migliaia di ragazzi per “non dimenticare”
Come ogni anno, alle 17.58 le note del ‘silenzio’ davanti il ‘ficus macrophilla’ diventato famoso come ‘l’albero Falcone’ hanno scandito l’ora in cui il tritolo di Cosa nostra fece saltare in aria a Capaci, il 23 maggio del ’92, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonino Montinaro e Vito Schifani. Poi il lungo e commovente applauso, col presidente del Senato, Piero Grasso, che ha elencato uno per uno i nomi delle vittime della strage, davanti alla folla radunata in via Notarbartolo, proprio di fronte l’abitazione del magistrato. E sotto gli occhi di Anna Falcone, sorella maggiore del magistrato, che si è affacciata dal balcone della sua casa mentre passava il corteo partito dall’aula bunker dell’Ucciardone stringendo tra le mani un disegno raffigurante il fratello, insieme con la moglie.
Così si è conclusa la lunga giornata di commemorazioni per il 22/° anniversario della strage, scandita dall’apertura a Caltanissetta del nuovo processo sulla strage ma soprattutto dai sorrisi e dalle magliette bianche, coi volti di Falcone e Borsellino, indossate dalle migliaia di giovani provenienti da ogni parte d’Italia, giunti a Palermo a bordo della nave della legalità, partita da Civitavecchia, salutati dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha mandato un messaggio invitando a seguire l’esempio di Falcone. Parole lette dalla piccola Giulia, che studia a Lampedusa, nell’aula bunker del carcere Ucciardone, dove i ragazzi, ancora una volta, sono stati i protagonisti, presi per mano da Maria Falcone, la sorella del magistrato, che da 22 anni trasmette l’eredità lasciata dal fratello attraverso la Fondazione a lui dedicata. Ad ascoltare anche otto studenti italo-americani arrivati con un volo diretto New York-Palermo, ribattezzato l’aereo della legalità. Anche quest’anno nel piazzale antistante l’ingresso dell’aula bunker c’era lo striscione bianco, lungo un paio di metri, dove i ragazzi hanno lasciato i loro messaggi contro le mafie e le illegalità. Perché, come ha detto Grasso, “per sconfiggere la mafia bisogna lottare qualsiasi forma di illegalità, dal lavoro nero alla corruzione”. Secondo il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, “iniziative come questa devono continuare nelle classi, ma anche nella vita e nelle nostre coscienze”.
Agli studenti il ministro ha ricordato che “c’è sempre un percorso di sacrificio che non deve dare alibi: lì dove arretrano la scuola e l’università, dove si indeboliscono le imprese e il lavoro si crea un vuoto che la mafia può occupare”.
“Oggi la mafia è l’unica impresa che non conosce crisi”, ha sottolineato il presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi. Mentre il ministro dell’Interno Angelino Alfano, che ha incontrato insieme al capo della Polizia, Alessandro Pansa, i familiari dei poliziotti assassinati nella strage Falcone, ha rilanciato quella che ha definito “la ricetta vincente” contro la mafia: contrasto patrimoniale, cattura dei latitanti e carcere duro.
Misure di una normativa antimafia che, per il Guardasigilli Andrea Orlando, va estesa in Europa. Durante le tante iniziative non sono mancate le polemiche. Al palazzo di giustizia è andato in scena il botta e risposta tra Marcelle Padovani e il pm Vittorio Teresi. La scrittrice francese ha criticato il “protagonismo” di alcuni giudici e l’impianto del processo sulla trattativa, sostenendo che Giovanni Falcone non avrebbe condiviso la linea giudiziaria.
Secca la replica del procuratore aggiunto che coordina il processo: “Non conosce gli atti”. Laconico, davanti ai cronisti, invece il pm Alfredo Morvillo, cognato del magistrato. “Volete che parli? Prendete le dichiarazioni dell’anno scorso. Credo che questa sia la solita passerella per tante persone. Sia al bunker che in chiesa”. Non polemico ma altrettanto netto il pensiero espresso da Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso in via D’Amelio, a proposito delle feroci polemiche sull’antimafia che hanno contraddistinto la campagna elettorale per le europee in Sicilia: “Mio padre e Giovanni non hanno mai pronunciato la parola antimafia”.