“Il miliardo di euro necessario per evitare l’aumento dell’Iva per l’anno in corso potrebbe essere recuperato sbloccando immediatamente altri 7 miliardi di euro di pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese creditrici”.
A lanciare la proposta apparentemente provocatoria, ma in grado di costituire il classico “uovo di Colombo” che ci consentirebbe di risolvere la situazione, è il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, che da mesi si batte per scongiurare il ritocco all’insù dell’aliquota ordinaria dell’Iva che, salvo interventi dell’ultimo momento, dovrebbe salire di un punto dal prossimo primo ottobre.
“Questa proposta – prosegue Bortolussi –permetterebbe da un lato di accelerare lo sblocco dei pagamenti e ridare un po’ di ossigeno alle imprese; dall’altro, grazie al gettito Iva generato da questa operazione, eviterebbe l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto almeno per l’anno in corso, consentendo alle famiglie di non subire un’ulteriore stangata fiscale”.
Dalla CGIA ricordano che grazie allo sblocco di ulteriori 7 miliardi di pagamenti alle imprese da parte della pubblica amministrazione, previsto dal decreto legge n° 102/2013 (con il quale è stata abolita la prima rata IMU sull’abitazione principale), l’erario incasserà quasi 1 miliardo di Iva in più.
“Se la Pa ne erogasse immediatamente altri 7 – dichiara Bortolussi – potremmo incassare un ulteriore miliardo di euro di Iva entro la fine di quest’anno che ci garantirebbe la copertura economica per finanziare il mancato aumento dell’imposta. L’ulteriore sblocco dei pagamenti, così come riportato nelle relazioni tecniche al decreto, non comporterebbe nessun problema ai nostri conti pubblici, visto che inciderebbe solo sul debito e non sul deficit”.
Superato l’ostacolo per l’anno in corso, bisognerebbe poi trovare le risorse per evitare l’aumento dell’IVA nel 2014. Tuttavia, come ha ricordato nell’audizione tenutasi il 2 maggio scorso a Commissioni riunite il ministro Saccomanni, l’uscita dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo dovrebbe consentire al nostro Paese di dedurre i cofinanziamenti interni dall’utilizzo dei fondi strutturali. Grazie al fatto di aver centrato questo obbiettivo, l’Italia dovrebbe avere a disposizione tra i 10 e i 12 miliardi di euro all’anno in più.
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