Europa sì alle azioni militari, no all’accoglienza dei rifugiati
Il Consiglio dell’Unione Europea ha dato il via libero all’avvio di un’operazione militare europea, denominata Eunavfor Med, con l’obiettivo di mettere fine all’attività dei trafficanti di migranti nel Mediterraneo.
Come ha detto il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, nella conferenza stampa al termine del Consiglio, l’obiettivo, nella speranza che nel frattempo anche l’Onu adotti la sua risoluzione, è che le operazioni possano partire a giugno, quando ci sarà la prossima riunione dei ministri degli Esteri a Lussemburgo e pochi giorni dopo, il 25 e 26 del mese, il vertice dei capi di Stato e di governo Ue.
Per ottenere il mandato Onu, la Mogherini è stata due volte a New York negli ultimi dieci giorni: perchè la missione europea sia pienamente operativa, è necessario infatti che il Consiglio di Sicurezza approvi una risoluzione in base al capitolo 7, che fa riferimento all’uso della forza.
La missione avrà quartier generale a Roma, il comandante sarà l’ammiraglio italiano Enrico Credendino e disporrà di fondi Ue per 11,82 milioni per i primi due mesi dall’avvio, con un mandato iniziale fissato a 12 mesi. Credendino, 52 anni, è a capo del terzo reparto pianificazione generale dello Stato maggiore della Marina ed è già stato al comando della forza navale dell’ Eunavfor, che partecipò alla missione anti-pirateria Atalanta nel Corno d’Africa.
Il nuovo intervento prevede il dispiego di mezzi navali e aerei da ricognizione al largo della Libia per ricercare e trarre in salvo i migranti; ma prevede anche operazioni per la cattura e il sequestro dei barconi utilizzati dagli scafisti, se l’Onu darà il via libera alla risoluzione che fornirà la copertura internazionale alle operazioni.
Se sulla missione navale si è raggiunto un accordo, tornano invece in alto mare le quote per la distribuzione dei rifugiati in tutti i Paesi europei, che erano state individuate dalla Commissione: fa discutere la posizione della Francia che ha esplicitamente comunicato che non parteciperà al sistema delle quote, facendo cadere una volta per tutte la maschera dell’ipocrisia di chi ancora considera l’accoglienza dei migranti un problema della destra xenofoba.
E’ stato proprio il governo del socialista Hollande a mettersi di traverso, aprendo la strada ad altri rifiuti che potrebbero giungere da Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Paesi Baltici, Polonia e Regno Unito, dove anche Cameron è stato chiaro sull’argomento.
Insomma la civilissima Europa è pronta a mettere sul piatto navi, soldati e risorse economiche, ma si chiude a riccio quando si tratta di accogliere i rifugiati.
L’Italia rischia di rimanere ancora una volta con il cerino in mano, dopo la grande ondata di solidarietà seguita al naufragio da 850 morti e la decisione di affidare al comando di Roma la missione navale è una doppia trappola: nell’immediato, perché eventuali contraccolpi negativi saranno addossati alla nostra responsabilità e, a medio termine, perché dovremo continuare a farci carico dei flussi migratori, confidando solo nella collaborazione spontanea di qualche Paese meno sordo alle esigenze umanitarie.
L’ennesima prova che l’Unione Europea si è trasformata in un burocratico centro di potere, che strozza i Paesi più poveri con regole economiche ferree e si rifugia negli egoismi nazionali, quando c’è da difendere il rispetto dei diritti umani.