L’omicidio è il più deprecabile atto di estrema violenza. E’ sempre programmato nell’ambito della criminalità organizzata, mentre può essere occasionale nella sottospecie criminale, di più basso profilo, perchè dedita ad atti criminosi spesso improvvisati e non programmati. Sugli omicidi, di tutti, che rientrano nell’ambito dell’esercizio sconsiderato della violenza più esacrabile anche quando, sulla loro efferatezza, intervengono le attenuanti; c’è da fare una netta dicotomia tra quelli esercitati dalla criminalità, e quelli consumati per futili motivi.
Premesso che non si vuole essere conniventi con qualsiasi forma di violenza, in particolare con quella omicida; si guarda con argomento e attenzione all’escalation dei femminicidi e agli omicidi commessi nell’ambito familiare. La cronaca di questi assurdi fatti di sangue è piena: mariti e conviventi che uccidono le mogli e le compagne; giovani che uccidono fidanzate o ragazze che non sottostanno alle loro insane voglie. Con 123 donne uccise nel 2013, sempre per futili motivi, siamo entrati in una spirale di violenza che non ha precedenti e che è difficile arginare. Un possibile deterrente, che può essere limitativo, stà nel fatto di inasprire le pene nei casi di stalking che sono sempre prodromi di azioni che sfociano nella violenza omicida.
L’ultimo caso, in ordine di tempo, che è stato fortemente frustrante per l’opinione pubblica e per i Mass-media che sono impegnati in una campagna contro la violenza omicida, è la “strage” fatta a Lecco di una madre che ha massacrato le tre figlie e fatto l’inutile tentativo di suicidarsi. Le motivazioni che hanno scatenato tanta inumana ferocia, oltre che banali, non sono di pura follia, ma di voglia di vendetta nei confronti del marito che, dopo l’avvenuta separazione consensuale, si apprestava ad andare a vivere con un’altra donna. Attorno a questo caso che, per gli aspetti di inusitata ferocia, è di particolare interesse scientifico, gravitano: criminologi, psichiatri, sociologi, tuttologi e tanti altri professionisti che discutono e si confrontano per cercare nel subconscio dell’efferata omicida la causa scatenante di tanta ferocia.
Al di là delle considerazioni che gli specialisti possono articolare con il supporto delle cognizioni scientifiche; per l’opinione pubblica che giudica con legittima emotività e con istintuale determinazione, la strage di Lecco va inquadrata nell’ambito della “lucida follia” pensata e programmata per mera vendetta della madre delle bambine nei confronti del marito fedifrago. Questo caso, per le modalità e per le motivazioni che lo hanno determinato, non può trovare spazi per possibili attenuanti perchè è e resta un caso limite che va giudicato con fermezza giuridica capace di dribblare ogni strategia di difesa, che ci sarà, per attenuare le colpe della sconsiderata madre che non ha esitato a sacrificare, sull’altare dei suoi bassi istinti, la vita di tre innocenti bambine.
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