Enpaia-Censis, gli enti di previdenza possibili motori della ripresa

ROMA (ITALPRESS) – Le Casse di previdenza potrebbero svolgere un ruolo da protagoniste sul fronte degli investimenti a sostegno di una nuova fase di sviluppo. È quanto emerge dall’Osservatorio 2021 del mondo agricolo Enpaia-Censis “Investire in economia reale: enti di previdenza motore per il rilancio italiano”.


Lo studio evidenzia che gli investimenti in Italia nel periodo pre-pandemico (2008-2019), si sono fortemente ridotti (-16,9%), un trend che ha avuto un’ulteriore accelerazione negativa nell’anno pandemico: nel 2019-2020, infatti, il taglio del totale degli investimenti è stato, in termini reali, del 9,2%. Tuttavia, nel primo trimestre del 2021 si è registrata un’inversione di tendenza, con una crescita degli investimenti in generale del 13,2%. In tale contesto, le Casse di previdenza possono essere le possibili protagoniste di una nuova stagione di investimenti per il rilancio dell’economia italiana. Tra il 2008 e il 2019 gli investimenti pubblici hanno registrato un calo del 27,8% in termini reali. Una performance che si è sommata a quella delle famiglie, per le quali il taglio è stato del -30,6%. Stato e famiglie, quindi, hanno ridotto gli investimenti: il primo perché sottoposto ai tanti vincoli di bilancio, le seconde perché hanno scelto di tenere il risparmio fermo o su scadenze ridotte. Nel periodo 2019-2020 si è avuto un calo del 9,9% reale degli investimenti delle famiglie e dell’11,6% reale degli investimenti privati in generale.


In questa fase, tuttavia, c’è stato un ritorno alla spesa da parte dello Stato: +6% reale. Un’inversione di tendenza confermata dalla comparazione dei dati del primo trimestre 2021 con lo stesso periodo del 2020: gli investimenti crescono del 13,2% reale, quelli pubblici registrano un incremento del 14,1%, quelli privati del 12,7%, quelli delle famiglie del 15,9%.
Il tempo degli investimenti sembra finalmente tornato. Dall’Osservatorio Enpaia-Censis, si evince un ritorno della centralità dell’economia reale, fatta di imprese, lavoro, prodotti e servizi. Sembra tornata l’idea di un’economia di sana convivenza tra redditività d’impresa, sviluppo e qualità della vita, in cui gli investimenti sono vitali. In tale contesto, appare dunque essenziale mettere in movimento risorse per avviare investimenti utili per il futuro. Dal PNRR, ad esempio, gli italiani si attendono una massiccia mobilitazione di risorse pubbliche: il 62,9% dei cittadini ritiene che sia prioritario spenderle rapidamente, mentre il 71% è preoccupato dei vincoli dovuti all’eccesso di leggi o all’invadenza della burocrazia.
Sarà però necessario attuare altri due canali di finanziamento: il risparmio delle famiglie, in crescita da molti anni, e le risorse degli investitori istituzionali che, nel periodo pre-pandemico, tra Casse privatizzate, fondi pensione e sanità integrativa, nel 2019 disponevano di un patrimonio di 280 miliardi di euro, a cui aggiungere 66 miliardi relativi al welfare privato e 591 miliardi alle compagnie assicurative.


Protagoniste della nuova stagione degli investimenti potrebbero essere le Casse di previdenza che, ad oggi, come evidenzia l’Osservatorio Enpaia-Censis, garantiscono flussi verso l’economia reale inferiori al 17% del patrimonio. Si contano 20 Casse previdenziali per 96 miliardi di patrimonio, contributi per poco meno di 11 miliardi nel 2019, prestazioni erogate per 7,4 miliardi di euro. Nel periodo pre-pandemico (2011-2019) il patrimonio era raddoppiato: +40 miliardi di euro. Il 2020 è stato un anno eccezionale, perché ha visto un taglio netto dei contributi raccolti e un decollo delle prestazioni erogate a supporto degli iscritti colpiti dal blocco delle attività. In ogni caso, continua a crescere il numero di professionisti iscritti e il rapporto tra iscritti contributori e pensionati è favorevole. Le Casse privatizzate possono quindi attivare un meccanismo molto virtuoso di mobilitazione del risparmio.


Mobilitare risorse per finanziare investimenti è anche una questione di individuazione dei settori, dei progetti, delle infrastrutture e delle imprese. Sul piano degli investimenti è sempre più il tempo del green: il 68,1% degli italiani è d’accordo nel dire che la società sostenibile è nel lungo periodo l’urgenza su cui orientare gli sforzi, con il dato che arriva all’83% tra chi si dichiara ben informato sui temi di riscaldamento globale e ambiente.
Ma le aspettative sono anche per soluzioni molto più concrete: 8 italiani su 10, infatti, per investire nel green chiedono trasparenza sui progetti che saranno finanziati e possibilità di recedere dalla decisione di investimento se non sono rispettati gli impegni ambientali presi. Condizioni, queste, che renderebbero più facile optare per il filone green anche per gli investitori istituzionali.


Sul ruolo delle Casse di previdenza come investitori istituzionali nell’economia reale e in particolare sugli investimenti green il presidente della Fondazione Enpaia Giorgio Piazza nota che “oggi, giustamente, c’è una grande sensibilità sugli investimenti Esg. Oltre a questo però – sottolinea Piazza – credo sia importante liberare risorse, attraverso una limatura della tassazione che grava sulle Casse allineandola a quella dei fondi pensione, per accompagnare lo sviluppo infrastrutturale. C’è un’inversione di tendenza molto significativa sul fronte degli investimenti – spiega Piazza – sia da parte dello Stato sia da parte dei privati e questo è un parziale segnale di una fiducia che sta lentamente ritornando. È quindi, fondamentale – aggiunge il Presidente di Enpaia – completare il processo vaccinale per sostenere la ripresa del Paese, nella quale i giovani giocheranno un ruolo molto importante per governare l’innovazione tecnologica e la ricerca biologica associata alla ricerca sull’intelligenza artificiale.

Un cambiamento epocale – conclude – che influenzerà anche il settore agricolo”.
Per il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, “è tempo di uscire dalle logiche da eterno presente e pensare la lunga durata dell’economia italiana. Per rilanciare il nostro Paese, infatti, non basteranno programmazioni dall’alto, perché decisiva sarà l’azione dei soggetti che, per vocazione e pratica, possono mobilitare patrimoni, altrimenti inerti, verso l’economia reale. Solo così potrà ripartire lo sviluppo come fatto sociale, dal basso, coinvolgente”.