Ritorna l’incubo dell’emergenza idrica e dell’acqua a giorni alterni. Non è ancora un provvedimento messo in campo ma potrebbe essere una possibilità. Le dighe che riforniscono la città sono ad un livello che desta preoccupazione. Parliamo degli invasi di Scanzano, Piana degli Albanesi, Poma e Rosamarina i cui livelli sono tornati a scendere.
La paura è che entro un paio di mesi, potrebbe tornare ad aggirarsi per Palermo lo spettro del razionamento idrico.
L’allarme siccità è stato lanciato nei giorni scorsi anche dagli agricoltori e confermato dai numeri della Regione – 80 milioni di metri cubi di acqua invasati in meno rispetto al giugno dello scorso anno e deficit pluviometrico della metà rispetto alla norma – riguarda da vicino anche la disponibilità di acqua per uso potabile e, in misura minore, per la produzione elettrica.
Allarmanti i numeri forniti dall’Osservatorio delle acque dell’assessorato regionale dell’Energia. L’ultimo bollettino rilasciato che risale a qualche settimana e ha fatto il quadro della situazione in relazione all’andamento meteorologico del mese di maggio. Il bilancio, e siamo soltanto all’inizio della stagione estiva, è emblematico: “in sintesi, emerge la completa assenza di pioggia nel mese per oltre metà del territorio regionale, aggravando un deficit pluviometrico che per il trimestre marzo-aprile-maggio ha superato in molte aree il 50% rispetto alla norma, più grave di quello occorso in occasione della grande siccità del 2002, quando tuttavia i quantitativi caduti nei mesi autunnali ed invernali erano stati decisamente inferiori alla stagione 2016-17”.
A confermare questi numeri statistici ci sono i dati in valore assoluto che riguardano le 23 dighe isolane. Nel mese di giugno – secondo i dati raccolti dall’Osservatorio – sono stati invasati 436 milioni di metri cubi di acqua, circa 25 milioni in meno rispetto a maggio (461,98), pari a uno scarto del 5%. Il confronto più impietoso è quello con il mese di giugno dello scorso anno, quando i volumi invasati erano stati 519,07, cioè più di 80 milioni di metri cubi in più (-16%).
Il più grande degli invasi siciliani è il Pozzillo che ha una capacità totale d’invaso pari a 150 milioni di metri cubi d’acqua, eppure è riuscito a raccoglierne poco più di un terzo. L’Ogliastro, nella zona di Caltagirone, vanta 110 metri cubi di capienza, ma poco più di un quarto è stato soddisfatto. Il Rosamarina, con 100 metri cubi a disposizione, si è riempito per appena la metà. Non tutti gli invasi, ovviamente, servono per l’acqua potabile, nel complesso ce ne sono 12 esclusivamente per uso irriguo, uno per uso potabile, 5 per uso irriguo-potabile, uno potabile-elettrico, 3 potabile-irriguo-elettrico e uno irriguo-elettrico.
Il terzo aspetto della crisi è quello relativo all’agricoltura. Secondo la Coldiretti, nel 2017 tutte le anomalie climatiche avrebbero causato danni per circa 1 miliardo di euro in tutta Italia. La confederazione degli agricoltori ha inoltre stilato una sorta di mappa della siccità di tutta Italia, evidenziando le realtà più critiche. “La siccità in Sicilia è una realtà concreta con gli invasi a secco e la necessità – si legge nella nota della Coldiretti – di anticipare l’inizio della stagione irrigua negli agrumeti”. A livello nazionale, la siccità riguarda ormai 2/3 dei terreni agricoli.
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