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di redazione
Sesto giorno di incendio nella discarica di Bellolampo. Sarebbero andati in fumo anche i teli antipercolato, ovvero la protezione posta alla base dei vasconi colmi di immondizia. A rischio, dunque, la falda freatica. L’ipotesi di reato sulla quale stanno lavorando i PM Ignazio De Francisci e Geri Ferrara, potrebbe ora essere quella di disastro ambientale.
Una settimana addietro l’inizio dell’incendio, ma solo ieri i primi provvedimenti del Comune di Palermo. Niente vendita di verdure provenienti da tre quartieri palermitani e pulizia, negli stessi luoghi, di tetti e balconi.
La Protezione Civile intanto ha chiesto l’aiuto dell’Esercito: oggi arrivano i mezzi, due camion e due ruspe e militari che secondo il capo della protezione civile regionale, Pietro Lo Monaco, permetteranno di domare le fiamme entro domani.
Secondo le nuove previsioni dell’ARPA invece, l’incendio potrebbe essere spento entro martedì. Poi il ripristino della discarica. Per alcuni ci vorrà non meno di un mese, sempre che si riesca a spegnere l’incendio che fino a stamani avvolgeva con il suo fumo.
I dati ufficiali sulla quantità di diossina sprigionata dall’incendio in discarica non si conoscono ancora: “Ce li forniranno tra due giorni”, dice il sindaco Leoluca Orlando che intanto ha messo la firma su un’ordinanza a tutela della salute pubblica predisposta con la collaborazione dell’Ordine dei chimici. “Li avremo a metà della prossima settimana”, dice invece la protezione civile.
Di certo c’è che i dati sulla diossina non sono ancora noti e che la paura di rischi concreti non è ancora rientrata: secondo il quotidiano La Repubblica, proprio ieri mattina in Procura i tecnici dell’Arpa, in una riunione top secret con i magistrati Ignazio De Francisci e Gery Ferrara, hanno agitato lo spettro di un’alta concentrazione di sostanze cancerogene che si starebbe spostando sul versante dei paesi di Torretta e Montelepre. Un rischio che, se la situazione dovesse permanere e peggiorare, potrebbe richiedere addirittura l’evacuazione dei due centri abitati. Un’ipotesi, ovviamente, che resta, al momento, considerata come caso limite: si spera infatti che l’inquinamento dell’aria possa rientrare.
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