Palermo, 1 dic 2014. Nella gestione della vita politica c’è una eccessiva pratica di ideologismo che dà spazio (non meritato) alle ideologie che sono incompatibili con i problemi seri e con il pragmatismo. Ma non solo: c’è anche dell’altro che concorre, in buona misura a creare,anche con malcelato cinismo, situazioni anomale, prive di significato e di chiarezza, che incidono negativamente sul piano delle possibili soluzioni per particolari casi che, come tali, necessitano di possibili trattamenti impegnati, seri e mirati ad agevolare, senza equivoci e con determinazione la mobilitazione delle capacità creative e risolutive per le soluzioni.
Con il trionfo dell’astensionismo ( ampiamente previsto ) nelle elezioni regionali dell’Emilia-Romagna e della Calabria, attestatosi al 60 % ; dagli elettori è stato ratificato, non sotto traccia, ma con palese e indiscutibile evidenza, il dissenso e lo scollamento tra politica e cittadini. E’ un risultato che non ha vincitori, ma solo perdenti. E questo perché chi ha vinto ha conseguito una vittoria “mutilata” della maggioranza degli elettori.
Per questo disastro non ci sono alibi né pretesti plausibili. E’ una sconfitta per tutti: soprattutto per la democrazia. Come Brenno, gli elettori hanno messo sul piatto della bilancia il pesante fardello di nausea, di malessere e di mala sopportazione, accumulati in decine di anni per il modus operandi della politica che ha portato il paese allo sfascio totale.
Terminato lo spoglio delle schede si è immediatamente aperta la fase delle classiche liturgie, dei piagnistei e delle litanie. Politologi, opinionisti e tuttologi imperverseranno in tutte le televisioni per cercare di analizzare le cause che hanno determinato il devastante effetto. Ci saranno talk-show e confronti con politici che navigheranno in un mare tempestoso cercando di tenere la barra, per galleggiare, con il ricorso alla demagogia e alla retorica come sono soliti fare. Dalle urne quasi vuote , è uscito un monito: “è arrivata l’ora del giudizio storico e di quello attuale”.
La politica, nelle sue variegate articolazioni, è diventata una identità vuota con umilianti limiti che minacciano lo stato democratico. La prorompente forza dell’astensionismo, se non si creano le condizioni per una inversione di tendenza, costituisce seria minaccia per la instaurazione di poteri forti.
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