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di redazione
Domenica , dalle 8 alle 22, oltre quattro milioni e mezzo di siciliani saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo presidente della Regione e i deputati del Parlamento siciliano.
Si voterà col sistema proporzionale a turno unico con correttivo maggioritario. Dei 90 deputati dell’Assemblea regionale, 80 saranno eletti proporzionalmente sulla base di liste di candidati concorrenti nei collegi elettorali provinciali in cui è ripartito il territorio: 20 seggi a Palermo, 17 a Catania, 11 a Messina, 7 ad Agrigento e Trapani, 6 a Siracusa, 5 a Ragusa, 4 a Caltanissetta e 3 ad Enna. I seggi verranno assegnati ai candidati più votati delle liste che abbiano superato lo sbarramento del 5 per cento a livello regionale. Dei 10 seggi che rimangono da attribuire, due sono assegnati rispettivamente al neoeletto presidente della Regione e al migliore dei suoi avversari (ovvero il candidato presidente che si piazza al secondo posto). Gli altri 8 seggi fanno parte del cosiddetto “listino” regionale, composto da 9 candidati incluso il candidato governatore che ne è capolista. E’ possibile il voto disgiunto (candidato presidente e candidato parlamentare di una lista differente). Votando la sola lista, il voto va anche al candidato presidente sostenuto da quella lista, ma non il contrario. Il premio di maggioranza scatta quando il presidente non ottiene la maggioranza assoluta, ovvero meno di 54 seggi.
Ma come vengono assegnati e quando scatta il premio di maggioranza’
Se col proporzionale la lista del presidente vincitore ottiene 54 o più seggi, quindi la maggioranza assoluta, gli otto seggi sono ripartiti tra i gruppi di liste di minoranza che abbiano superato lo sbarramento del 5 per cento.
Altrimenti andranno a un numero di candidati del listino che consente alla coalizione vincente di avere la maggioranza assoluta o relativa.
Se invece la coalizione collegata al Presidente eletto ottiene meno di 37 seggi nella parte proporzionale, gli otto seggi della lista regionale le saranno tutti attribuiti, ma ciò non consentirà comunque alla coalizione vincente di disporre di una maggioranza assoluta in aula (ovvero 46 seggi). Scenario che – in un contesto di dieci candidati alla poltrona di Palazzo d’Orleans – è tutt’altro che improbabile.
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