Elezioni, Dragotto: La ‘Rivoluzione’ di Palermo parte dal voto

Tommaso Dragotto

In questi giorni d’intensa campagna elettorale, durante i miei incontri quotidiani con i palermitani, come quello avvenuto stamattina, venerdì 30 marzo, al ‘mercatino’ della Zisa, mi sono accorto che …

Tommaso Dragotto

di redazione

In questi giorni d’intensa campagna elettorale, durante i miei incontri quotidiani con i palermitani, come quello avvenuto stamattina, venerdì 30 marzo, al ‘mercatino’ della Zisa, mi sono accorto che c’è una domanda che quasi tutti mi fanno:I politici ci prendono in giro. Prima si fanno votare, ti promettono il mondo e poi ti voltano le spalle, se eletti. Perché lei non dovrebbe fare lo stesso’Io, innanzitutto, non sono un politico di professione. Sono, invece, un industriale. Non appartengo a nessun partito e non seguo i dettami di una qualsivoglia ideologia. Riconosco alla politica in sé un altissimo valore sociale perché è il mezzo con cui si persegue il bene comune ed è l’arte del possibile.I politici che hanno amministrato Palermo negli ultimi 15 anni – perché non dobbiamo commettere l’errore di pensare che il degrado della città sia frutto soltanto dei due mandati di Diego Cammarata, in quanto le basi dell’invivibilità della città sono state gettate dal predecessore Leoluca Orlando che, oggi, invece, si sta presentando come ‘il salvatore della Patria’ – tuttavia, hanno calpestato il fine della politica, perseguendo il bene proprio e quello degli adepti (altrimenti noto come clientelismo), promettendo mari e monti ma mantenendo neanche il poco che sarebbe stato necessario per non far affondare la città.