C’era da aspettarselo e si è regolarmente verificato. Varata dal CdM la “legge di stabilità” che al più presto sarà sottoposta al vaglio della Camera e del Senato, dove avrà un percorso molto accidentato, dalle forze politiche è stata messa, in cantiere, la “legge di instabilità”. La tregua (sempre armata) tra i partiti che sorreggono il Governo delle “larghe intese”, manifesta preoccupanti e pericolosi segni di cedimento.
Alle cause, ampiamente note, che hanno generato l’insorgenza delle tensioni e delle fibrillazioni tra le forze politiche, se n’è aggiunta un’altra, l’intervista di Santoro a Michela Bonev nella puntata di Servizio Pubblico del 17 u.s. Non si entra nel merito del suo contenuto che ha scatenato le vibrate proteste del PDL e la conseguente “ricompattazione” attorno al suo leader; perchè questa è materia della Magistratura se, come annunciato dall’interessata, Francesca Pascale, sarà chiamata, per querela, a stabilire la verità dei fatti. Al di là della veridicità dei fatti, che interessano i protagonisti, e molto meno l’opinione pubblica, quello che seriamente preoccupa è il conseguente e difficilmente non scongiurabile “contagio” con la politica. Il Governo Letta ha una “debolezza” strutturale che non gli consente, a distanza di poche settimane, di subire un’altra verifica parlamentare sulla esistenza, o meno, della maggioranza necessaria per la continuazione nel mandato.
La ricompattazione del PDL, legittima nel merito e sul piano della solidarietà con il proprio leader, la scissione tra Monti e Casini per contrastanti valutazioni sulla legge di stabilità con le conseguenti dimissioni di Monti dalla sua creatura politica: Scelta Civica; la sentenza della Corte d’Appello che ha condannato Berlusconi all’interdizione dai diritti civili per due anni; la prossima votazione del Senato sulla decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore; queste e tante altre motivazioni, causate da “rigurgiti” politici e personali, messi insieme, sono una miscela esplosiva ad alto potenziale, con la miccia già accesa, sotto lo scanno di Letta.
Con deprecabile e becera disinvoltura, c’è chi parla, già, di elezioni da svolgersi nella prossima primavera. Il solo fatto di ipotizzare questa “sciagurata” possibilità, con il blocco delle necessarie riforme, non più dilazionabili nel tempo; e con la pesantissima situazione economica nella quale versa il Paese per mancato aggancio alla ripresa, significa non avere nè amore nè interesse per il paese, nè un minimo senso di responsabilità che possa tracciare un “percorso”che non sia di stampo “nichilista” con: “muoia Sansone e tutti i filistei” ! Al di là della metafora, la classe politica, tutta, per evitare che il Paese possa cascare nel “baratro”, senza rinunciare alle proprie posizioni politiche e ideologiche, dovrebbe convergere in un comune “working in progress” con un preciso programma, bene articolato, che dovrebbe realizzare: le riforme strutturali, l’abbattimento della burocrazia, della spesa pubblica e il rilancio dell’economia.
A queste e non a situazioni aleatorie e prive di fondamento bisogna dare priorità assoluta per rigenerare i valori perduti e sopratutto la perduta fiducia nella politica. La logica delle elezioni anticipate, con l’attuale legge, è fuori da ogni ragionevole dubbio perchè porterebbe: non all’aggra-
vamento della situazione, ma a un inevitabile disastro.
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