Catania – Piazza Stesicoro, ore 9.00: un brulichio di gente invade il piazzale ovest, parte la musica, vengono su pannelli coloratissimi, clown di corsia iniziano a girare per le strade, si montano i gazebi e l’evento ha inizio.
Subito partono i primi arruolamenti: ragazzi giovanissimi vanno ritti, fieri come super-eroi a lasciare la loro promessa per vincere la battaglia… ma no, tranquilli! Niente a che vedere con la guerra.
Una sfida, tra le più grandi, quella di ADMO, l’associazione donatori di midollo osseo, che in in più di 60 piazze d’Italia lo scorso sabato ha realizzato la terza edizione della giornata di sensibilizzazione nazionale “Ehi, tu! Hai midollo?” per raggiungere un obiettivo, ogni anno sempre più vicino: trovare sempre più persone disposte a donare il midollo osseo.
Il trapianto di midollo osseo è necessario per la cura di malattie onco-ematologiche, come la leucemia. Trovare un donatore compatibile però è molto raro: tra familiari la probabilità è del 25%, tra non consanguinei solo 1 su 100 mila risulta idoneo. Nell’anno della nascita dell’associazione, 1990, in Italia si contavano solo 2,5 mila potenziali donatori, ad oggi si è arrivati a oltre 300 mila, nel mondo sono circa 21 milioni.
Ci spiega il professore Milone, responsabile del programma di trapianto di midollo osseo della Divisione Clinicizzata di Ematologia dell’ospedale Ferrarotto: – Negli ultimi dieci anni, con il notevole aumento del numero dei donatori, il 90% dei pazienti trova un donatore compatibile, infatti ci sono molte più speranze di vita. Ma questo non basta: i posti letto che assicurano una cura intensiva sono sempre insufficienti, mal distribuiti, la Sicilia del sud ne è del tutto priva. I pazienti sono costretti ad andare al nord ma anche lì la maggioranza dei grossi centri ha liste di attesa molto lunghe a causa del sovraffollamento. É una situazione complessa, per molteplici motivi.-
Un paradosso dunque, quasi una beffa per chi in un trapianto vede l’unica speranza di sopravvivenza: se prima mancavano i donatori adesso che in molti riescono a trovare un “gemello genetico”, manca la possibilità di curarsi.
Eseguire il trapianto in tempo è indispensabile, i ritardi potrebbero avere conseguenze disastrose e rendere vana la cura. Alle liste di attesa e al dilatamento dei tempi si aggiunge poi anche il fattore economico: molti pazienti non hanno la possibilità di finanziare un viaggio lontano da casa che nel migliore dei casi durerebbe quattro mesi.
Continua il dottor Milone: – Le procedure per sottoporsi al trapianto di midollo durano da pochi mesi a un anno e sono sempre meno i pazienti che possono permettersi di partire.-
Perdere quel treno dunque, significa perdere la possibilità di vivere.
Esiste un decreto, il decreto assessoriale del 26 ottobre 2012 (che potete leggere a questo link da pagina 36 -> http://bit.ly/18jvjJQ) che mette la Sicilia all’avanguardia rispetto alle altre regioni, descrivendo
precisamente il percorso per il trapianto a cui deve essere sottoposto il paziente, specificandone le cure che merita.
Perché allora non applicarlo?
“A Catania – ci racconta la dott.ssa Elisa Marchese, presidente della sezione locale di ADMO – il 28 settembre 76 giovani hanno dato il loro contributo decidendo di fare un atto d’amore, diventare donatori”.
Molti quel giorno i pazienti ormai guariti che hanno lasciato la loro testimonianza, come il signor Carmelo Spampinato, ex poliziotto, che dopo aver partecipato alla missione “Stop Team” in Bosnia Erzegovina ha riscontrato un linfoma follicolare (probabilmente perché sottoposto a contaminazione durante le missioni, vista la presenza di nano particelle nei linfonodi esaminati) che dopo anni è finalmente riuscito a guarire grazie al trapianto di midollo.
“Spero che i posti si amplino – continua Spampinato – da Messina a Portopalo ci sono circa tre milioni di abitanti e pochissimi posti letto. Dieci posti letto ordinari e solo quattro per chi ha complicazioni. Gli infermieri sono pochi, in nessun modo lo Stato ci sta accanto”.
E noi ci uniamo alla speranza di Carmelo Spampinato e di tutte le altre persone affette da patologie ematologiche affinché venga assicurata a tutti la possibilità di provarci, di provare a sconfiggere la malattia e conquistare la vita.
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