Economia siciliana ancora giù: Pil a -3,8% nel 2013
PALERMO – L’economia siciliana continua ad andare male: il Pil reale nel 2013 calerà del 3,8%, dopo il segno negativo subito anche nel 2012 (-2,7%). Se ripresa ci sarà, non arriverà prima del 2015, in quanto l’anno prossimo è stata stimata una crescita di appena lo 0,1%. Sono i dati forniti oggi nel corso della presentazione del rapporto economico “Congiuntura Res”, osservatorio trimestrale della Fondazione Res, che si è svolto a Palazzo Branciforte a Palermo. Tra i presenti anche il ministro per la Coesione territoriale, Carlo Trigilia.
Tra gli indicatori della crisi siciliana il calo delle esportazioni (-19,8%), dei consumi delle famiglie (-3,2%) e degli investimenti sia fissi lordi (-3,2%) che in macchinari e attrezzature (-4,5%) e costruzioni (-1,9%). Il tasso di disoccupazione sale dal 17,1% al 20,4%.
«È il momento più cupo, non si cresce più», ha commentato Adam Asmundo, responsabile delle Analisi Economiche della Fondazione Res e di CongiunturaRes. «L’anno prossimo – ha proseguito Asmundo – sarà di stasi, poi l’economia si riprenderà, ma molto lentamente». Per il ministro Trigilia «l’obiettivo principale deve essere quello di mettere in campo le risorse che abbiamo, seppur modeste, per una forte azione anticiclica che contrasti la crisi. Soprattutto vanno usate le risorse Ue a rischio disimpegno, valorizzando le risorse locali come ad esempio i beni culturali, le università e l’agroindustria». Proprio «l’incapacità di spendere i fondi europei da parte della Sicilia è – secondo Gianni Puglisi, presidente della Fondazione Sicilia – il dato più inquietante». Uno dei problemi, ha rilevato Roberto Helg, presidente della Camera di commercio di Palermo, «è la mancanza di una cabina di regia a tutti i livelli». Helg ha fornito poi dati disastrosi anche sui saldi: «Sono in calo, ma se a Milano si parla di un 5/6% in meno, qui il calo è del 15/20%».
Alla tavola rotonda, moderata dal giornalista del Sole 24 Ore, Nino Amadore, erano presenti anche Fabio Mazzola, preside della Facoltà di Economia dell’Università di Palermo, e Giuseppe Arrica, direttore della Banca d’Italia di Palermo.