ECONOMIA, DEFAULT FINANZIARIO O REALE?

Partiamo da due considerazioni fondamentali, dal 9 novembre lo stato italiano si trova a dover pagare tassi di interesse insostenibili sui titoli di stato immessi nel mercato finanziario (BTP oltre il 7%), ed il tasso di credibilità dello stato italiano per gli investitori stranieri è superiore al limite consentito.

di Gianluca Cannella

Partiamo da due considerazioni fondamentali, dal 9 novembre lo stato italiano si trova a dover pagare tassi di interesse insostenibili sui titoli di stato immessi nel mercato finanziario (BTP oltre il 7%), ed il tasso di credibilità dello stato italiano per gli investitori stranieri è superiore al limite consentito (spread oltre 500 punti base), queste due condizioni incrociate potrebbero portare lo Stato italiano verso il default finanziario ed economico.

Si badi bene che le colpe non sono solo italiane, le colpe di questo disastro sono principalmente della governance finanziaria europea e mondiale.
E’ paradossale che il Fondo Monetario Internazionale, oggi, sia il nostro certificatore delle misure richieste dall’unione Europea, paradossale perché lo stesso FMI è responsabile di questo disastro, dal 2008 anno del terremoto finanziario sancito dal fallimento della Banca Goldman Sachs il FMI poteva e doveva monitorare la situazione per evitare un possibile contagio a tutto il sistema finanziario globale, adesso, essere controllati da chi è stato inerte davanti al crescere della bolla finanziaria mi sembra quanto meno paradossale, detto questo, la situazione è ancor di più incresciosa perché la stessa Unione Europea ha creato dopo il 2008, una task-force e un fondo salva stati che aveva lo scopo di porre una serie di azioni per prevenire eventuali crisi dei debiti sovrani degli stati Europei, purtroppo questa unità non è stata dotata di nessun potere economico ne politico.
A mio avviso il problema serio, e visto i risultati degli ultimi meeting Europei, preoccupante, e che a livello europeo manca una governance unica in ambito economico.
La BCE non essendo prestatore di ultima istanza, non può aiutare gli stati Europei in difficoltà, e aggiungo che ad oggi nessun stato europeo è esente da colpe, e nessun stato sarà risparmiato da questa crisi che sta diventando sistemica.
A livello italiano,come già scritto il governo italiano non ha avuto la forza per fare le riforme “strutturali” chieste dall’U.E. e ritenute fondamentali per riportare un equilibrio finanziario economico sostenibile, è dovuto intervenire la tecnocrazia per mantenere le promesse indicate nella lettera del Governo Italiano all’UE .

Ritengo utile e doveroso far conoscere a voi alcuni dati economici che più di qualsiasi parola scritta fotografano la situazione economica reale del sud.

I. PIL (var.% rispetto all’anno precedente) previsione 2010 0,01%
II. PIL (var.% rispetto all’anno precedente) previsione 2011 0,00%
III. Occupati (var assoluta 2009-2010,in migliaia) -24,4
IV. Tasso di disoccupazione totale 15-24 anni 41,3%
(Dati estratti dal rapporto Svimez 2011)

Lo stesso rapporto indica chiaramente che gli effetti delle Manovre 2010 e 2011 dovrebbe pesare in termini di quota sul PIL di 6,4 al sud (1,1,punti nel 2011, ben 3,2 punti nel 2012 2,1 nel 2013) lo stesso SVIMEZ scrive che “L’impatto della drastica strategia di rientro dal debito si prospetta nei prossimi anni con un duplice differenziato carattere squilibrante. Si va ad incidere in modo drastico sulle risorse necessarie all’erogazione dei servizi essenziali come la sanità,l’assistenza sociale,il trasporto pubblico locale e si rischia di deprimere la spesa in conto capitale sia ordinaria sia aggiuntiva nazionale e comunitaria,il taglio delle risorse per infrastrutture si ripercuote sulla qualità dei servizi e sui redditi delle imprese e dei lavoratori del settore delle costruzioni,uno dei settori trainanti dell’economia

A questo quadro desolante disegnato dallo SVIMEZ si aggiunge l’ultimo rapporto dell’economia Sicilia della Banca di Italia che brevemente cito:

Nel corso del primo semestre del 2011 i segnali di ripresa dell’economia siciliana, emersi nel 2010, hanno perso gradualmente di intensità e il quadro congiunturale si è nuovamente indebolito. Nonostante i risultati economici delle imprese industriali siano lievemente migliorati rispetto all’anno precedente, beneficiando anche dell’andamento positivo delle esportazioni, le attese degli operatori rimangono improntate al pessimismo per l’incertezza legata alle difficoltà economiche generali. Le imprese delle costruzioni hanno continuato a risentire della fase congiunturale difficile, con un’ulteriore contrazione dell’occupazione e delle ore lavorate. Nel comparto dei servizi l’attività è rimasta complessivamente debole; alcuni segnali positivi si sono manifestati nel settore turistico. L’occupazione è tornata a crescere, sebbene a ritmi contenuti, e il tasso di disoccupazione si è ridotto. L’espansione dei prestiti bancari all’economia è risultata a giugno in linea con quella della fine del 2010“; successivamente il credito ha rallentato. L’andamento ha riflesso sia la debolezza della domanda di finanziamenti del settore privato sia l’orientamento ancora prudente delle politiche di offerta degli intermediari.
Hanno continuato a crescere le posizioni debitorie delle imprese che presentano difficoltà di rimborso. L’accumulazione dei depositi bancari è rimasta debole.
Già le banche principale soggetto ch opera in borsa, ad oggi le banche sono in difficoltà notevoli ,non hanno liquidità necessaria a fronteggiare la situazione, fermo restando tutte le garanzie di legge sui c/c e i conti pronto termine, il resto è in balia della situazione finanziaria,a questo si deve aggiungere il fatto che un differenziale BTP/BUND di questo livello,inevitabilmente fa lievitare anche i tassi sui prestiti e sui mutui, con un aggravio notevole per l’utente.
Concludo evidenziando una colossale contraddizione, le banche e l’establishment politico-dirigenziale dello Stato Italiano ed Europeo ci hanno portato in questa condizione, lo stesso l’establishment politico-dirigenziale dovrebbe portarci fuori, e chiaro che nessun speculatore crede che queste soluzioni programmatiche indicate dai nuovi governi tecnocrati Europei(ben 7 cambi di Governo nei vari stati Europei) porterà brevemente alla fine di questa crisi sistemica.