Tre ordini di custodia cautelare, uno dei quali notificato al presunto boss mafioso Giuseppe Liga, già detenuto con l’accusa di essere il reggente del mandamento di San Lorenzo, sono stati eseguiti a Palermo dai carabinieri del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico. I tre sono accusati di avere organizzato un traffico illecito di rifiuti e di avere gestito una discarica non autorizzata, causando gravissimi danni al territorio, con l’aggravante di avere favorito l’organizzazione mafiosa. I carabinieri del Noe già il 12 maggio 2010 avevano sequestrato una grossa discarica abusiva all’interno del cantiere della ditta Euteco srl nella borgata palermitana di Partanna Mondello. L’impresa, secondo gli inquirenti, era riconducibile proprio al professionista-boss. Nell’area erano stati sotterrati una grande quantità di rifiuti speciali di vario tipo: detriti, materiali plastici da imballaggi, batterie al piombo e oli minerali esausti, rifiuti che proverrebbero dalle attività imprenditoriali della Euteco, ditta che nel corso degli anni si era aggiudicata numerosi appalti per la manutenzione degli impianti e delle linee elettriche nella provincia di Palermo. Per realizzare il terrapieno in cui erano stati nascosti i rifiuti, l’area era stata sopraelevata di tre metri. La ditta il 22 marzo 2010 era stata sottoposta a sequestro preventivo da parte della Dia nell’ambito dell’operazione che aveva portato all’arresto di Liga, insieme ad Amedeo Sorvillo e Agostino Carollo, formalmente cointestatari della società, ritenuta, però, del capomafia.
‘Siamo davanti alla prima impresa eco-mafiosa: finora era stata la camorra a mostrare interesse all’attività di smaltimento illecito dei rifiuti. Con questa indagine è venuto fuori il primo business di Cosa nostra in questo settore. Un dato che conferma i sospetti degli inquirenti e che costituisce la riprova che le cosche sono alla continua ricerca di nuovi ambiti in cui investire’. Lo ha detto il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, commentando l’operazione dei carabinieri del Noe. Dall’indagine è emerso che l’azienda si aggiudicava le opere di elettrificazione potendo fare prezzi molto competitivi abbattendo i costi di smaltimento dei rifiuti speciali che venivano interrati. ‘L’impresa ‘ ha aggiunto Ingroia ‘ oltre a inquinare l’ambiente, inquinava l’economia alterando le regole della libera concorrenza’. Il magistrato ha ribadito infine che ‘senza le intercettazioni l’indagine non sarebbe stata possibile’. ‘Speriamo ‘ ha concluso ‘ che questo strumento resti com’é’.
(Teleoccidente)
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