E’ morto a Roma Giulio Andreotti

Giulio AndreottiRoma, 6 mag. – Il senatore a vita, sette volte presidente del Consiglio, Giulio Andreotti e’ morto stamane, poco prima delle 12,30, nella sua abitazione romana. Nessuno come lui puo’ dire di aver fatto l’Italia, nemmeno il Conte di Cavour.

di redazione

Roma, 6 mag. – Il senatore a vita, sette volte presidente del Consiglio, Giulio Andreotti e’ morto stamane, poco prima delle 12,30, nella sua abitazione romana.

Nessuno come lui puo’ dire di aver fatto l’Italia, nemmeno il Conte di Cavour. Se questi l’Italia la penso’, la volle e la sogno’ (ma non la vide), Andreotti di sogni non ne ebbe mai molti. Di volonta’ pero’ ne ebbe tanta, e soprattutto capacita’ di pensiero. Molto piu’ di pensiero che si azione, se e’ vero che lo riformarono in malo modo alla visita di leva e lui, divenuto ministro della difesa, ando’ a vedere che fine avesse fatto quell’ufficiale medico, per scoprire che se lo era portato via un infarto prima del tempo. Andreotti, piu’ di Cavour, ci ha lasciato l’Italia che conosciamo, con i suoi pregi (che sono molti) e i suoi difetti (che sono altrettanti).

Lui il Paese lo ha lentamente e costantemente plasmato, con quella capacita’ di vedere e intervenire prima degli altri con una prontezza che Manzoni mise in bocca al conte Zio e Guicciardini indica, nei suoi “Ricordi”, come una delle vere cifre dello statista. Non a caso Andreotti e’ stato l’unico politico italiano a divenire una leggenda ancora da vivo. Come tutte le leggende, ha sempre diviso in due campi chi ne parlava. I suoi detrattori a sinistra lo chiamavano Belzebu’ (tradendo pero’ una involontaria ammirazione per le sue presunte arti mefistofeliche), i suoi ammiratori a sinistra (ne aveva) al centro e anche a destra (ne aveva pure qui) ne hanno sempre parlato come l’unico vero statista moderno del paese. Piu’ di Aldo Moro, piu’ di Alcide De Gasperi. Addirittura.

Lui e Aldo Moro si conoscevano dai tempi della Fuci, la federazione universitaria dell’Azione Cattolica. Sotto il fascismo la Fuci era guardata con sospetto perche’ era esattamente quello che Mussolini intuiva: non un covo di oppositori in armi, ma il campetto dove si addestravano quanti si stavano preparando al momento in cui il regime avrebbe dimostrato la sua caducita’. Lui e De Gasperi invece si conobbero un po’ piu’ tardi, auspice il Cardinal Montini, e presto ne divenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Quando andavano in chiesa, si prese a dire nella Roma del dopoguerra, De Gasperi parlava con Dio, il suo assistente con il sacrestano.

Chissa’ se e’ vero, o se e’ uno dei tanti aneddoti che lo stesso Andreotti non disdegnava di alimentare. Fatto sta che Andreotti non ebbe mai con il Vaticano quel rapporto di profonda affezione e sofferta insofferenza che invece ebbe il suo primo mentore. Al quale si deve il conferimento del primo incarico governativo all’allievo tanto promettente, e che ricompenso’ con il tempo tutta questa fiducia divenendo (in ordine di importanza): sette volte presidente del Consiglio; otto volte ministro della difesa; cinque volte ministro degli esteri; tre volte ministro delle partecipazioni statali; due volte ministro delle finanze; una volta ciascuno ministro degli interni, delle politiche comunitarie e del tesoro.

Si sente dire ne “Gli onorevoli”, storico film di Toto’ del 1963: “Non c’e’ rosa senza spine, non c’e’ governo senza Giulio“. Erano 50 anni fa esatti, e a Giulio mancava ancora un bel pezzo di carriera.

Di seguito i primi commenti a caldo:

Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno

“A nome di tutta la citta’ di Roma, voglio esprimere il piu’ profondo dolore per la morte di Giulio Andreotti. E’ stato probabilmente l’uomo politico nato nella Capitale piu’ rappresentativo della storia repubblicana recente, oltre a essere una persona di grande spessore umano e di incredibile dottrina sia culturale che politica. Le mie piu’ sentite condoglianze ai familiari”.

Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc

“Giulio Andreotti e’ stato uno dei piu’ straordinari protagonisti della storia italiana: un grande padre della Democrazia Cristiana a cui tutti noi dobbiamo molto. Ne ricordiamo con commozione e ammirazione la lucidita’ e il talento politico senza eta’. Alla famiglia le condoglianze mie personali e di tutto il partito”.

Il presidente dei senatori Pdl, Renato Schifani.

“Con la morte di Giulio Andreotti scompare un simbolo della nostra vita democratica. Un uomo – prosegue – che e’ stato capace, con alto senso dello Stato e con un’intelligenza non comune, di segnare tanti momenti fondamentali delle nostre istituzioni. Sono vicino ai suoi familiari in questo momento di dolore, anche a nome di tutti i senatori del Popolo della Liberta’”.

Pier Ferdinando Casini

Giulio Andreotti “e’ stato la Democrazia Cristiana, pur non essendo stato mai stato segretario della Democrazia Cristiana”.

Massimo D’Alema

“Si e’ trattato certamente di un leader anche molto discusso nei diversi momenti della sua lunga esperienza politica e per la sua concezione del potere. Tuttavia, non si puo’ negare che egli abbia mantenuto aperto il dialogo anche con forze politiche lontane dal suo pensiero e che abbia contribuito a consolidare il ruolo e la presenza internazionale del nostro Paese, concorrendo cosi’ in modo determinante a fare la storia dell’Italia repubblicana. Con il senatore a vita scompare uno dei maggiori protagonisti della vita politica e democratica del Paese del dopoguerra, la personalita’ che forse piu’ di ogni altra ha rappresentato la continuita’ del ruolo di governo e della centralita’ politica della Democrazia cristiana nella storia della prima Repubblica”.

Il legale di Andreotti, Giulia Bongiorno

“Ora scriveranno e diranno di tutto, ma chi lo ha conosciuto sa che se n’e’ andata una persona speciale e grandissima. Sento dentro di me una mancanza enorme. E’ morta una persona unica non rara”.