OPORTO (ITALPRESS) – Lavoro e diritti sociali, ma anche vaccini e Green Pass. Questi i temi al centro della seconda giornata del premier Mario Draghi ad Oporto, dove il presidente del Consiglio ha partecipato alla Riunione informale dei Capi di Stato e di Governo e alla videoconferenza del Vertice UE-India. Ieri, invece, Draghi era intervenuto al Porto Social Summit, organizzato dalla Presidenza portoghese del Consiglio dell’Unione europea, e in serata la cena di lavoro informale dei Membri del Consiglio europeo.
“Abbiamo chiesto con molta enfasi che Commissione e Parlamento Europeo procedano con la massima rapidità alla definizione del ‘Green Certificate’, per avere un modello europeo unico su cui confrontarsi. Perché se ogni Paese attua misure diverse in merito al turismo, ci sarà confusione”, ha evidenziato il presidente del Consiglio nel corso della conferenza stampa finale. “Stiamo esaminando i dati, sono abbastanza incoraggianti, sia per quanto riguarda le vaccinazioni, che per i contagi e le vittime. – ha detto ancora Draghi – Queste sono conseguenze delle misure intraprese. Se l’andamento dovesse proseguire così, ovviamente la Cabina di Regia procederà ad altre riaperture. Io, come tutti gli italiani, voglio riaprire, ma bisogna farlo in sicurezza”.
E sempre in tema di Covid, sul tema del giorno, la liberalizzazione dei brevetti sui vaccini, il premier italiano ha precisato: “Liberalizzare i brevetti, seppur temporaneamente, non garantisce la produzione dei vaccini. Quest’ultima è molto complessa, richiede tecnologia, specializzazione, organizzazione. Inoltre la produzione deve essere sicura, e la liberalizzazione dei brevetti non garantisce questa sicurezza. Prima di arrivare alla liberalizzazione bisognerebbe fare cose più semplici, tipo rimuovere il blocco alle esportazioni, e accelerare la produzione attraverso il trasferimento tecnologico e l’individuazione di nuovi siti”. Sul tema centrale della due giorni di Oporto, lavoro e diritti sociali, infine, Draghi ha ricordato: “Questo momento rappresenta la fine di un lungo viaggio nel campo della tutela dei diritti sociali. Ci sono voluti quattro anni per poter portare tutto il Consiglio europeo a condividere una prima forma di coordinamento dei mercati del lavoro e dei diritti sociali. Credo che non sarebbe stato possibile se il Regno Unito fosse ancora stato membro dell’Ue, visto che si era tenacemente opposto, ritenendola un’area di esclusiva competenza nazionale”.
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