Draghi “Si sta in Europa non per bisogno ma per realismo e idealismo”
ROMA (ITALPRESS) – “Più si va avanti e più si scopre che non riusciamo a vincere queste sfide globali che superano i confini nazionali. Non saremo riusciti a vincere le sfide della pandemia, certamente non saremo riusciti a vincere la sfida di costruire una ripresa dopo il disastro provocato dalla pandemia. È impossibile vincere la sfida del digitale, della transizione ecologica”. Lo ha detto il premier Mario Draghi, nella sua replica in Senato dopo le comunicazioni in vista del Consiglio Europeo.
“A questo devo aggiungere, che visti gli ultimi sviluppi internazionali, non potremmo mai vincere sul piano nazionale la sfida della difesa. Gli ultimi sviluppi hanno mostrato come inevitabile, necessaria, la costruzione di una difesa europea. Ciò richiede un’enormità di mezzi, che certamente un paese singolo non ha – ha proseguito -. Per darvi un’idea: la stima della Commissione europea di fabbisogno di investimento addizionale, privato e pubblico, riguardo alla transizione verde e a quella digitale sarà di circa 650 miliardi di euro all’anno fino al 2030. La transizione verde soltanto comporterà investimenti per 520 miliardi per anno. I settori dell’energia e dei trasporti richiederanno una stima di investimenti di 390 miliardi di euro per anno, cioè a dire il 50 per cento superiore che non in passato”.
“Sono dimensioni che non riusciamo semplicemente ad affrontare a livello nazionale. Per cui L’Europa svolgerà necessariamente un ruolo unico, insostituibile, sia per le dimensioni degli interventi sia per le molte circostanze in cui la solidarietà sarà necessaria, come è stato in passato. Questi sono i fatti che in un certo senso accompagnano le nostre convinzioni ideali. Non è solo per bisogno che si sta in Europa, è per realismo e per idealismo – ha sottolineato il premier -. In ultimo, questa convergenza di idealismo e realismo non può che portare, a mio avviso, a una risposta alla questione istituzionale che veniva sollevata dalla senatrice Bonino e anche da altri. Come questo possa avvenire, non riusciamo a saperlo ora. Questo è un momento, come avete detto, di grande transizione politica, nei maggiori Paesi dell’Ue, quindi ci vuole certamente una situazione politica con un orizzonte davanti che permetta di riavviare questo processo di ricostruzione dei meccanismi di decisione a livello europeo”.