Categories: Inchiesta

Dopo i “Forconi” arrivano i “Tromboni”?

di Rossella Puccio

PALERMO– La data sull’atto di sgombero è imminente, il 22 febbraio, per liberare i locali, che saranno svuotati «anche con l’ausilio della forza pubblica per lo sgombero di pianoforti, degli strumenti musicali e delle persone». Poi ci sono gli oltre 200 mila euro richiesti a titolo di indennità di occupazione per l’ultimo quadriennio di attività, da versare alla tesoreria comunale in 30 giorni «pena il recupero coatto». Sembra quasi di assistere al contenzioso, con calcolatrice alla mano, del peggiore divorzio, ma non è così. In realtà di contenzioso si parla, ma tra il Comune di Palermo e la Fondazione ‘The Brass Group’, un rapporto che faceva intendere tutt’altro in quel lontano 1997, quando i finanziamenti europei del programma Urban ottenuti dal Comune, permisero l’insediamento del Brass, nei locali del complesso monumentale di Santa Maria dello Spasimo, per la creazione di una Scuola europea di Musica Jazz. Negli anni però il rapporto si è fatto sempre più difficile, come ricorda lo stesso Gaspare Ferro, segretario generale della Fondazione: «Noi abbiamo sempre dimostrato nella gestione di questa Fondazione che quasi il 60 per cento viene dalle attività che promuoviamo, mentre il 40 per cento viene dai fondi pubblici, che sono via via diminuiti dal 2007, anno della costituzione della Fondazione, con tagli anche del 70 per cento. Mi chiedo come la cultura che la Fondazione esprime con l’Orchestra Jazz permanente fra le migliori d’Europa; la Scuola di musica popolare, che vede circa 300 allievi mediamente durante gli anni, e 40-45 docenti che prestano la loro opera; con il Jazz Museum; con le produzioni che noi facciamo, perché qui non facciamo compravendita di spettacoli, ma li produciamo dando lavoro a qualcosa come 150 persone. La nostra preoccupazione maggiore, non è solo che ci tolgano i locali, ma che attraverso l’impoverimento per abbandono di una politica culturale da parte del Comune si contribuisca ancor di più a rendere invivibile questa città».

 

Dopo i ‘Forconi’ è tempo dei ‘Tromboni’. Fa sorridere la proposta provocatoria del maestro Garcia di dar vita alla protesta dei ‘Tromboni’ come quella dei ‘Forconi’, perché, mi dice: «Vogliamo dare l’idea di vitalità, e non di sconfitta». Il direttore del ‘Brass Group’, attraverso una metafora amara ricorda «quando il Comune acquistò delle conifere da mettere ai lati della strada, spendendo moltissimi soldi che andarono perduti alla prima gelata», mentre l’acquisto di piccole piantine poteva essere un investimento nettamente inferiore, e avrebbe visto crescere delle piante che sarebbero rimaste alla città; un ricordo che serve per parlare della gestione fallimentare della cultura da parte dell’Amministrazione che negli anni ha investito malamente ingenti somme di denaro, anche attraverso il proprio ufficio Grandi Eventi, acquistando spettacoli piuttosto che investire sui teatri, e i luoghi di cultura della città per evitarne la scomparsa, per arrestarne il degrado, e dunque investire sul futuro stesso della città. Poi ricorda anche i casi più celebri, di quei complessi che erano fucine di cultura cadute sotto lo sguardo assente della politica: il teatro Finocchiaro ancora oggi chiuso, il teatro Nazionale ora sede del Bingo, il Real Teatro Umberto I diventato un condominio, e ancora il Teatro Bellini e il Super Cinema. In molti, inutile negarlo, si chiedono se questa sarà la sorte che toccherà alla Chiesa dello Spasimo, un piccolo gioiello di arte e cultura che negli ultimi anni è diventato punta di diamante nel panorama jazz internazionale, grazie al Brass Group. Un’orchestra che ha formato artisti siciliani rinomati nel mondo, come il giovane Gianluca Pellerito che ha suonato anche per il presidente degli Stati Uniti, che sul suo palco ha portato nomi di calibro internazionale, oltre 700, come: Madeleine Peyroux, Stefano Bollani, Bobby Durham, Kenny Garrett, Dusko Goykovich, Tony Hadley, Eric Mingus, Francesco Cafiso, Enrico Rava e tantissimi altri.

DEGRADO CULTURALE E ARCHITETTONICO. Oggi, il complesso di Santa Maria dello Spasimo appare come una donna consumata dallo sguardo triste, bendata dai sottili nastri che delimitano la zona pericolante, a causa dei danni provocati dalle piogge, così che su disposizione della Procura di Palermo il Nucleo tutela patrimonio artistico dei vigili urbani ha apposto i sigilli. Poi il tempo e i rinvii fanno la loro, minacciando l’esistenza di un luogo in cui sacro e ‘profano’ nei secoli si sono rincorsi, il cui il tempo è stato vinto, permettendo a tante generazioni di osservare le trasformazioni di una Chiesa cinquecentesca rinomata in tutto il mondo. Un luogo che con l’insediamento della Scuola europea di Jazz (nel 1997) ha ritrovato anche una delle sue tante ‘memorie’, da molti ignorata: nel 1582 la Chiesa dello Spasimo, infatti, fu ‘palco’ che ospitò spettacoli ed eventi, una forma primitiva di primo teatro stabile italiano. Il recupero operato dalla Fondazione, la trasformazione di quei locali dimenticati in laboratori di arte in cui sperimentare la musica, e pomparla tra le vene di un luogo senza tempo, sono riusciti a rinvigorire tanta bellezza a cui si è mescolata, in questi anni, quella degli svariati accenti musicali provenienti da ogni dove, e dal cuore stesso di questa terra. Adesso lo Spasimo suona di un’eco sordo, colpiscono quelle aule vuote e chiuse, colpiscono l’abbandono e l’incuria. Lì dove il tempo non è riuscito la disamministrazione di questa governo cittadino è arrivato. La Fondazione, come ribadiscono amaramente i maestri Garcia e Ferro, non può permettersi il pagamento né della quota richiesta, né di un canone di locazione, dunque ciò che viene minacciata è anche l’esistenza stessa del Brass Group e di tutto ciò che negli anni ha costruito e costituito. Un’altra sconfitta, un altro schiaffo alla cultura, alla tradizione, alla storia di questa città che boccheggia, così che è impossibile non trovarsi d’accordo con l’accorato appello del maestro Garcia ai politici di questa città, di qualsiasi fazione e colore, per prendere in mano il destino dello Spasimo e dell’Orchestra sinfonica, della Scuola, del Museo, di un pezzo di memoria storico-artistica di Palermo (e non solo). «Mi impongo di credere ‒ ha commentato Ignazio Garcia ‒ che sia il gesto di un funzionario che abbia fatto un provvedimento d’obbligo, perché altrimenti avrebbe risposto lui personalmente, perché oggi con la legge di responsabilità diretta chi non adempie a certi doveri risponde in prima persona. E quindi probabilmente in un vuoto politico ha ritenuto, avendo delle responsabilità, che era un atto dovuto». Ci imponiamo di credere che lo sia davvero. E se così non fosse? Il maestro Garcia mi risponde dicendomi che non vuole crederlo, e che non bisogna pensare sempre in negativo. La proposta poi che lanciano, ancora una volta visto che già negli anni precedenti era già stata formulata, è un invito al Comune di Palermo a diventare socio attivo con un proprio membro all’interno del Cda, per partecipare al futuro della Fondazione e di tutte le sue attività, per ristabilire e tutelare quel binomio Brass-Spasimo, costruendo e non destrutturando, o addirittura distruggendo.

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