Disastro aereo di Montagna Longa, chiesta la riapertura delle indagini
Il generale in riserva dell’Arma dei Carabinieri, Antonino Borzì, dopo avere donato all’Archivio Casarrubea le carte in suo possesso relative all’incidente di Montagnalonga, ha dato mandato al suo leg…
di redazione
Il generale in riserva dell’Arma dei Carabinieri, Antonino Borzì, dopo avere donato all’Archivio Casarrubea le carte in suo possesso relative all’incidente di Montagnalonga, ha dato mandato al suo legale, l’avvocato Ernesto Pino del foro di Catania, di avanzare, presso il Tribunale del capoluogo etneo, istanza per la riapertura del processo, attualmente contro ignoti, per il disastro aereo in cui trovarono la morte il proprio fratello Rosario, di 24 anni, ed altre 114 persone di cui sette membri dell’equipaggio.
Come si ricorderà la sera del 5 maggio 1972 un aereo dell’Alitalia, partito da Roma Fiumicino andò a scagliarsi sui roccioni di Montagnalonga, nei pressi di Punta Raisi. La responsabilità dell’accaduto fu prima fatta ricadere sui piloti, e su alcuni dirigenti dell’aeroporto di Palermo che avrebbero agito nella totale carenza di alcuni mezzi essenziali per le operazioni di avvicinamento degli aeromobili alle piste di atterraggio. Il processo si chiuse con la condanna dei piloti e l’assoluzione dei dirigenti.
Dall’istanza presentata dal generale Borzì si evince che l’aereo dell’Alitalia quella sera venne a trovarsi in fiamme prima dell’impatto con Montagnalonga, per cause ancora da accertare, come in precedenza aveva insistentemente dichiarato, anche se in termini diversi, la signora Maria Eleonora Fais, sorella di Angela, morta nel disastro aereo. Inoltre la mole dei documenti raccolti dal generale e donati all’Archivio Casarrubea, lascia supporre che ci siano elementi, mai presi in considerazione, ma fondamentali per l’individuazione della reale dinamica dei fatti.