Disastro aereo in Colombia, Chapecoense come il Grande Torino

Il disastro aereo della squadra di calcio della serie A brasiliana, Chapecoense, ha sconvolto il mondo sportivo e non solo. Il charter che trasportava i giocatori e parte della società si è schiantato martedì in Colombia. Si sono salvati in sei, settantacinque i morti. Torna in mente la strage del “grande Torino” a Superga nel 1949: l’aereo si schiantò sulle montagne. Tutti morti. La squadra tornava da un viaggio di beneficenza.

Tra i tre giocatori del Chapecoense sopravvissuti c’è il portiere Jakson Follmann. L’estremo difensore brasiliano, 24 anni, ha subito l’amputazione della gamba destra. Follmann è in terapia intensiva, le sue condizioni ora sono stabili. Il portiere è l’emblema di questa tragedia: sopravvissuto, ma non potrà giocare più. Gli altri due compagni di squadra rimasti vivi sono il terzino sinistro Alan Ruschel, che ha subito una frattura della decima vertebra e una lesione spinale, e il difensore Helio Zampier Neto, vittima di un trauma celebrale e fratture esposte degli arti. Salvato dal destino, invece, il figlio del mister della squadra, Matheus Saroli. Il ragazzo aveva dimenticato il passaporto a casa e non si è potuto imbarcare con la squadra.

Dei ragazzi che inseguivano il loro sogno, in un’ascesa dalla quarta divisione alla Brasileirao interrotta da una tragedia. Il “Chape” era in volo verso la finale di coppa sudamericana (corrispondente alla nostra Europa League). L’Atletico Nacional, squadra che il Chapecoense avrebbe dovuto affrontare in finale, ha chiesto alla Lega sudamericana di consegnare il trofeo a tavolino alle vittime della tragedia.

Sul web circolano immagini e video pre-partenza. Commuove quello di Alan Ruschel, sopravvissuto:

Anche Filipe Machado, difensore ex Salernitana, aveva salutato i tifosi prima del decollo:

Il profilo Twitter della società pubblica un ricordo della squadra, durante gli ultimi festeggiamenti prima della partenza:

L’ex calciatore Denilson, in diretta tv, non è riuscito a trattenere il suo dolore:

Tantissime le lettere d’addio delle famiglie, sia dei superstiti che delle vittime, che hanno voluto condividere il loro dolore. Fioccano i messaggi di solidarietà dal mondo del calcio. Lo stadio del Bayern è stato illuminato del tutto di verde (colore sociale del “Chape”), come anche il Wembley. Cristiano Ronaldo donerà 3 milioni alle famiglie dei calciatori vittime del disastro, il Psg 40. In Argentina, l’Huracan, il Racing e il Boca giocheranno con lo stemma del Chapecoense sulla maglia. Commovente anche il tweet del Torino, che, riferito alla strage di Superga, scrive: “Uniti da un destino che ci lega indissolubilmente”.

I calciatori non convocati per la trasferta si sono ritrovati da soli, disperati, nello spogliatoio: Chape

LE TRAGEDIE PASSATE

Andando a ritroso possiamo contare altri sei casi simili. Nel 1993, l’aereo della nazionale di calcio della Zambia affondò nell’Atlantico, a 500 metri dalla costa del Gabon, in volo verso il Senegal. Morirono tutti i passeggeri. La causa? Il pilota avrebbe spento il motore sbagliato dopo un incendio.
Nel 1989 un aereo diretto in Suriname si schiantò per un errore del pilota. Morirono 14 giocatori del “Colourful 11”, rappresentativa di giocatori nati in Suriname, militanti in squadre europee.
Nel 1987 un’altra tragedia. Triste protagonista la squadra peruviana dell’Alianza Lima. Un guasto a bordo portò ad un atterraggio di emergenza, i piloti sbagliarono le manovre e finirono con un’ala a mare. L’aereo affondò nel Pacifico, un solo superstite.
1979, due veivoli si scontrano in Ucraiana. Morti tutti i passeggeri. In uno dei due aeroplani era presente la squadra sovietica del Pakhtakor. La rosa venne ricostruita grazie al prestito di un giocatore da parte di ogni squadra del campionato.
Nel 1961 il disastro aereo cileno. La squadra del Green Cross, per il rientro in patria, viene divisa in due gruppi. Il secondo gruppo è protagonista del famoso schianto sulle montagne, passato alla cronaca come “la Superga cilena”.
Il caso estero più famoso è quello del Manchester United nel 1958. Il velivolo fa sosta a Monaco per rifornirsi di carburante, poi l’incidente. Ventiquattro morti su trentotto. A bordo c’era l’illeso Bobby Charlton.

La società del Chapecoense sta pensando di allestire una camera ardente dentro lo stadio. Il vicepresidente del club ha spiegato: “La nostra idea è fare una camera ardente collettiva nel nostro impianto affinché tutte le persone che vogliano testimoniare il loro sostegno possano farlo insieme”. Fuori dallo stadio è stato già allestito un altare su cui i tifosi hanno lasciato maglie, fiori e messaggi.
Força Chape.