Cronaca

Disabile violentata a Troina, il DNA incastra l’operatore fermato

L’esame del DNA ha incastrato l’uomo accusato di avere violentato e messo incinta una giovane disabile ricoverata presso l’istituto dell’Oasi di Troina, in provincia di Enna.

I Pubblici Ministeri, Dott.ssa Leonte Stefania e Dott. Orazio Longo della Procura della Repubblica di Enna diretta dal Dott. Palmeri Massimo hanno disposto di effettuare la comparazione del DNA dell’indagato con quello del nascituro.

L’uomo era stato sottoposto a fermo lo scorso 7 ottobre e il GIP aveva convalidato il provvedimento restrittivo accogliendo la richiesta di misura cautelare in carcere: l’uomo si trova ancora presso un istituto di pena siciliano.

Proprio durante il prelievo salivare mediante tampone buccale effettuato dalla Polizia Scientifica presso gli uffici della Squadra Mobile di Enna, l’uomo aveva manifestato segni di insofferenza ed agitazione, motivo che ha indotto gli investigatori a metterlo alle strette fino a farlo “crollare”, ottenendo una piena confessione che da lì a poco veniva confermata ai due Pubblici Ministeri.

E’ stato quindi prelevato un campione salivare dell’indagato al fine di procedere ad una eventuale comparazione del DNA in attesa della nascita del bambino.

La donna, si ricorda, a seguito del reato di violenza sessuale, è incinta, pertanto è stato necessario procedere con tecniche di estrapolazione del DNA dal sangue materno, questo per non mettere a rischio la vita del nascituro e della mamma.

Il test ha stabilito una compatibilità pari al 99.9%, questo significa che l’indagato è il padre del bambino. Al momento della nascita verrà effettuata, comunque, un’altra comparazione per motivi medico legali ottenendo un dato certo.

I medici ginecologi, interpellati dagli investigatori della Polizia di Stato, escludono che vi sia stato un unico rapporto sessuale, difatti, seppur possibile, è altamente improbabile che l’indagato abbia consumato, contro la volontà della vittima, un solo atto sessuale.

La Procura della Repubblica ha inoltre incaricato due esperte, una neuropsichiatra (dott.ssa Mattina) ed una psicologa (dott.ssa Fazio), per accertare la capacità cognitiva della vittima. Le due consulenti in questi giorni hanno effettuato un’accurata visita della vittima, confermando la totale incapacità della ragazza a prestare qualsivoglia consenso nel consumare un rapporto sessuale, poiché la vittima riesce, con difficoltà, a rispondere ai bisogni primari.

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Redazione

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