Dipendenti a 20 mila euro annui scelgono Tfr in busta paga

Roma 14 nov 2014. Sette dipendenti su dieci scelgono di ricevere il tfr in busta paga seppur con tassazione superiore. Da una ricerca di Spinlight Counseling, società di outplacement i dipendenti che invece guadagnano tra i 20mila e i 30mila euro aderiranno al 50%, mentre sopra i 30 mila euro solo un dipendente su dieci preferisce il tfr in busta paga.

Per otto responsabili risorse umane su dieci i contratti a termine fino a 36 mesi sono il primo passo giusto per rilanciare l’occupazione. In Italia otto responsabili delle risorse umane su dieci utilizza o utilizzerà i contratti a termine sino a 36 mesi (acausali). Nei primi sei mesi del 2014 sono  aumentati di oltre il 20 per cento (rispetto ai primi sei mesi del 2013) i contratti a tempo determinato per quadri e manager e infatti si prevede che nel 2015 questa percentuale raddoppierà.

Riguardo invece i nuovi provvedimenti sul mercato del lavoro, i dipendenti che hanno una retribuzione lorda annua entro i 20 mila euro aderiranno alla proposta di inserire il tfr in busta paga con una maggiore tassazione (70% del campione intervistato), mentre solo il 30% preferisce percepire il tfr a fine rapporto. I dipendenti  che invece guadagnano tra i 20mila e i 30mila euro aderiranno al 50%, mentre sopra i 30 mila euro solo un dipendente su dieci preferisce il tfr in busta paga. Sono questi i dati di una ricerca di Spinlight Counseling, società di outplacement, effettuata su un campione di oltre 200 responsabili delle risorse umane di medie-grandi aziende.

L’indagine evidenzia inoltre che per i responsabili risorse umane le proposte di revisione dell’articolo 18 non sono determinanti nella gestione degli esuberi e solo quattro responsabili risorse umane su dieci  prevedono di utilizzare il demansionamento per mantenere invariati i livelli occupazionali; desta inoltre poco interesse anche il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Inoltre, nove responsabili risorse umane su dieci ritengono che la proposta del governo di introdurre il salario minimo dei lavoratori a progetto non avrà incidenza sull’azienda mentre sei su dieci sostengono che l’introduzione dell’aspi (ex indennità di disoccupazione) in sostituzione della mobilità sia un passo corretto verso il mercato del lavoro.

“I responsabili risorse umane che abbiamo interpellato ritengono che per ridurre la disoccupazione occorrerebbe: ridurre il costo del lavoro, semplificare le regole del mercato del lavoro, meno burocrazia, più aiuti alle aziende, ridurre la contrattazione nazionale e spingere su quella aziendale”, spiega  Giulio Bertazzoli, managing partner di Spinlight Counseling. “Occorre inoltre: organizzare la formazione per i disoccupati, più flessibilità in uscita, far crescere l’età per l’apprendistato e dare detrazione per i bonus e le varie forme di remunerazione variabile”, conclude Bertazzoli.