Dionisiache Teatro del territorio. Il Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, direzione artistica di Nicasio Anzelmo, prosegue sempre nel teatro del parco archeologico di Segesta, con “Il Teatro al Territorio” per un’altra settimana con una importante settimana di spettacoli dedicati alle realtà artistiche legate al territorio.
“Questa sezione, novità per il Festival – spiegano gli organizzatori – nasce dalla volontà di promuovere e valorizzare le espressioni culturali del nostro territorio e di aprire lo spazio del Parco a quelle realtà teatrali che con la loro presenza propongono un’offerta culturale di rilievo. In questa edizione abbiamo inserito compagnie storiche che da sempre operano sul territorio con grandi e importanti risultati”.
Si parte lunedì 2 settembre, ore 19.45, con “Il dono del male”, testo e regia di Adriana Toman, con Marco Silani, Antonio Conti, Mariana Lancellotti, Umberto Silani. Costumi di Essa Kuyateh, scenografia di Pino Procopio, aiuto Regia Barbara Bruni, Antonio Giraldi. “Il Dono del Male” è racconto di un falso storico, una fake del 1100. Terza delle opere teatrali della “Trilogia Gioachimita” di Adriana Toman, edita da Rubettino, dedicata a Gioacchino da Fiore, “Il Dono del Male” è ispirato all’ incontro realmente avvenuto a Messina nel 1190, in cui Riccardo I d’Inghilterra detto Cuor di Leone e Filippo II di Francia hanno voluto conoscere l’abate per avere una profezia sulla crociata appena intrapresa. Adriana Toman, che cura anche la regia con il supporto di Barbara Bruni, ne offre una lettura che mostra come ci possa essere stato un falso storico nel resoconto tramandato dal biografo di Riccardo, Ruggero da Hoveden.
Per “Il Teatro al Territorio”, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, mercoledì 4 settembre, alle 19.45, “Pina Volante: Giusi Barraco a muso duro”, drammaturgia e regia Giacomo Bonagiuso. Una storia senza miracoli quella di Giusy Barraco nasce in Sicilia. Ed è una bambina che corre e gioca con entrambe le gambe. Poi, improvvisamente, disturbi più o meno gravi legati alla deambulazione, costringono lei e la sua famiglia a una serie di “viaggi della speranza” alla ricerca di una diagnosi, e quindi di una cura.
La diagnosi arriva, tardi, ma arriva. Dejerine Sottas. Una neuropatia sensitivo-motoria per la quale non c’è terapia definitiva. Giusy vede spalancarsi due strade: assecondare l’autocommiserazione meridionale o reagire. Reagisce. Smonta la propria identificazione con la sedia a rotelle e diventa addirittura campionessa para-olimpica di nuoto. “In acqua tra me e lei, il disabile sono io”, dice.
Ma non è solo la storia della campionessa che viene raccontata, ma della donna che si sposa, che vuole vivere una vita normale senza che la diversità venga usata come strumento di “riserva indiana”. Raccontare la storia di Giusy Barraco, una donna che una carrozzella non è riuscita a privare della sua identità femminile, non è una sfida semplice, sia per lo scrittore che per il regista. Non lo sarebbe neanche per qualunque attore, posto che Giusy in piccoli cameo interpreta se stessa, togliendo le castagne dal fuoco a questa drammaturgia.
Non è semplice raccontare la storia della malattia, della sofferenza ma soprattutto semplice non è mettere in scena la storia della differenza negata, disconosciuta, appiattita nel calderone dell’handicap. “Anche oggi – spiega il regista Giacomo Bonagiuso – quando proviamo a parlare di questo spettacolo, ci tocca sentire chi lo collocherebbe “nella giornata del disabile” o in non meglio precisate rassegne a tema. Ma questo spettacolo parla di una vita, delle due difficoltà e dei suoi entusiasmi. Lo fa dalla prospettiva delle due cuginette, adolescenti, di Giusy.
E racconta del dolore la genesi, senza alcun pietismo. Anche questo ci è stato detto, a proposito. Che raccontare una vita che non si rassegna ad essere solo la propria carrozzina, potrebbe essere pietistico. Ma io, da regista, so che il teatro è il luogo giusto per questa storia. Perché il teatro non fa sconti, e non fa leva sul dolore. Lo rende semmai umano. E noi, di una storia che parli di una donna ad altre donne, e agli altri uomini, abbiano comunque bisogno”, conclude Bonagiuso. Drammaturgia e regia: Giacomo Bonagiuso, con Giordana Firenze e Martina Calandra, con la partecipazione di Giusy Barraco e Giorgio Zichittella. Ambiente sonoro: Maurizio Curcio e Valentina Migliore.
Per “Il Teatro al Territorio”, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, giovedì 5 settembre, alle 19.45, in scena “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello. Regia e con Giorgio Magnato. La commedia, che riprende le tematiche delle due novelle La verità (1912) e Certi obblighi (1912), venne scritta nell’agosto 1916 in lingua siciliana per l’attore Angelo Musco con il titolo ‘A birritta cu’ i ciancianeddi.
In questa versione fu messa in scena dalla compagnia di Musco a Roma, al Teatro Nazionale, il 27 giugno 1917. Il nullaosta per la rappresentazione venne dato dalla prefettura di Palermo l’8 settembre 1917. I lavori per la rappresentazione della pièce furono caratterizzati dalle continue tensioni tra Musco ed il professore (così Musco chiamava Pirandello). I conflitti erano dovuti alle diverse aspettative: la commedia doveva, secondo Pirandello, concentrarsi sui paradossi del personaggio e dell’esistenza, mentre Musco voleva, da attore abituato a rappresentazioni brillanti, sottolinearne l’aspetto comico.
Diversi personaggi di questa commedia si trovano in una situazione di dilemma, di tipiche situazioni paradossali in cui l’individuo resta quasi senza via di uscita. Tradita e vilipesa, Beatrice cede ai suoi umori mutevoli, e – convinta dalla Saracena – decide di convocare a sé il delegato Spanò per sporgere denuncia per adulterio nei confronti del marito. Nulla può la vecchia donna di servizio Fana, che con tutte le sue forze aveva cercato di convincere Beatrice a desistere.
Il primo atto si chiude con una visita di Ciampa a casa di Beatrice. Cerca di convincerla a considerare i gravi problemi che comporterebbe una denuncia. Il secondo atto si apre in un contesto completamente diverso Alla fine Ciampa riesce a capovolgere la situazione in suo favore: bisognerà far credere a tutti che Beatrice sia pazza e che il tradimento del Cavaliere sia stato una sua montatura. L’idea di Ciampa piace a tutti tranne naturalmente a Beatrice. Messa sotto pressione da sua madre e dal fratello Fifì, Beatrice viene però indotta a convincersi che sia meglio – per il bene di tutti – recitare il ruolo della pazza e farsi quindi ricoverare per qualche tempo in una casa di cura.
Per “Il Teatro al Territorio”, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, venerdì 6 settembre, alle 19.45, “Le Troiane” da Euripide, Seneca, Sartre. Adattamento e regia Maurizio Carlo Luigi Vitale, con Rosetta Iacona (Ecuba), Gloria P. M. Alfano (Andromaca), Martina Cassenti (Cassandra), Marzia Coniglio (Elena), Simona Schiera (Atena), Domenico Bravo (Taltibio), Roberto Matranga (Menelao).
Costumi Compagnia T. C. I Policandri; effetti sonori Giuseppe Calisti, direttore di scena Ezio Fratello, assistente tecnico Giuseppe Casarubea. Prodotto da Compagnia T. C. I Policandri. Troia è caduta, dopo dieci anni di assedio i Greci hanno battuto i Troiani grazie al “Cavallo di legno” ideato da Ulisse.
Un gruppo di donne attende la propria sorte. Vittime di guerra hanno perso tutto e ora sono marchiate di infamia: una fascia sul braccio con stampato un codice a barre che le identifica come “merce”, attendono di essere destinate e usate dai nuovi padroni i vincitori. Ecuba regina di Troia; sua figlia Cassandra, considerata pazza perché dotata del potere della preveggenza dal dio Apollo che ha anche fatto sì che non venga mai creduta; Andromaca, moglie di Ettore e madre di Astianatte, unico bimbo rimasto ma destinato alla morte proprio per la paura di Ulisse di una sua “paterna vendetta”; Elena, moglie di Menelao, rapita da Paride e causa della lunga guerra.
Quattro donne attendono il loro destino cercando di dare un senso agli avvenimenti, cercando di sopravvivere al loro dolore. Una messa in scena di ricerca contemporanea in cui il regista porta il gesto e l’azione scenica ad appropriarsi della stessa dignità di rappresentazione del testo e della parola. Ed è proprio la dignità che le donne di Troia non accettano di perdere, sconfitte private di tutto anche del diritto di seppellire i propri figli come accade per Ecuba e Andromaca restano unite, soffrono ognuna il dolore delle altre come fosse il proprio, trasformando la vittoria dei Greci in una sconfitta. Un dramma intenso dove il dolore delle donne, la loro sconfitta amplifica la loro grande dignità, la loro forza innata e indomabile.
Per “Il Teatro al Territorio”, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, sabato 7 settembre, alle 19.45, proiezione del film “Diario di Tonnara”, regia di Giovanni Zoppeddu, conversazione con Ninni Ravazza, autore del volume “Diario di Tonnara”.
Introduce Rossella Giglio, direttore del Parco archeologico di Segesta. Ninni Ravazza, giornalista, scrittore, saggista, è stato per vent’anni il sommozzatore della tonnara di San Giuliano – Palazzo – Bonagia e alle tonnare e al mondo dei tonnaroti ha dedicato saggi e libri. La tonnara non c’è più. Ma ci sono gli uomini che l’hanno animata, vissuta e valorosamente rappresentata. Ninni Ravazza è uno di loro. Durante la sua attività da sommozzatore ha dato vita a un diario appassionato e dettagliato delle stagioni trascorse sulle muciare (le imbarcazioni dei tonnaroti). Lo scrittore, l’uomo di mare, il sommozzatore Ninni Ravazza diventa narratore e trasmette al pubblico memorie e testimonianze.
Per “Il Teatro al Territorio”, nell’ambito del Calatafimi Segesta festival Dionisiache 2019, domenica 8 settembre, alle 19.45, “Not, la conquista” – Istruzioni per diventare tiranno, scritto e diretto da Giacomo Frazzitta. Si tratta di un racconto dell’assedio a Mozia, narrato in stile “cuntista”, con musica dal vivo.
Una avvincente narrazione sulla conquista di Mozia da parte di Dionisio di Siracusa e sulla guerra contro i Cartaginesi guidati da Imilcone alleati, anche, di Segesta. Una narrazione a tratti divertente ed emozionante sul contrasto bellico tra i Siracusani sicelioti e greci e i Cartaginesi, con un ritmo narrativo che tiene desta l’attenzione, anche grazie alla musica dal vivo che contorna gli umori del racconto assecondandoli . Scritto e diretto da Giacomo Frazzitta, conGiacomo Frazzitta, Federico Caruana, Lea Fazio, musicisti Francesco Rallo, pianoforte, Giuseppe Lo Grasso, basso, Roberto Gervasi, percussioni, Aldo Bertolino, tromba, costumi Giusy Curcio, regia e luco Luci Bettina Gandolfo, musiche originali Aldo Bertolino.
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