Dimissioni Berlusconi e Italia “commissariata”, c’e’ poco da festeggiare
12 Novembre 2011, Silvio Berlusconi si è dimesso. Anticipate da giorni, volute con forza dall’opposizione, dai mercati finanziari e soprattutto dalle grandi banche Europee, sono giunte le dimissioni “forzate” alle 21,42 dopo una giornata di passione per l’Italia intera.
di Ignazio Aragona
12 Novembre 2011, Silvio Berlusconi si è dimesso. Anticipate da giorni, volute con forza dall’opposizione, dai mercati finanziari e soprattutto dalle grandi banche Europee, sono giunte le dimissioni “forzate” alle 21,42 dopo una giornata di passione per l’Italia intera.Ma c’è davvero qualcosa da festeggiare? usciamo dall’ottica delle faziosità e dei fans di partito che sono scesi sotto palazzo Grazioli per festeggiare in quel di Roma e proviamo ad osservare la situazione dell’Italia da un punto di vista più ampio. E’ inutile girare intorno ad un problema che non è solo ed esclusivamente nazionale.
L’Italia tra un paio di giorni sarà, ancora più di oggi, nelle mani dei colossi Bancari Europei, che vogliono fortemente a capo del nostro governo, quel Mario Monti, che in fretta e furia il Presidente della Repubblica Napolitano ha dovuto nominare Senatore pochi giorni orsono, per non perdere la faccia e per nascondere agli occhi dei più disattenti, quello che proprio il Presidente aveva con forza respinto, un vero e proprio commissariamento del nostro bel paese.
L’Italia al banchiere, un uomo fidato degli istituti di credito europeo che hanno giocato al ribasso coi nostri titoli di Stato, sfruttando e monetizzando le difficoltà del nostro parlamento. Berlusconi ci ha messo davvero tanto del suo, sia a livello nazionale, che nel fronte europeo per farsi “detestare” e deridere da tanti e sono di oggi le parole del presidente degli Stati Uniti Obhama, che plaude alla caduta di “Silvio c’è” e alla ricostituzione di un nuovo governo.
E’ chiaro, la politica Italiana ha scelto la strada più semplice ma anche quella ormai obbligata. Per affrontare nell’immediato il problema più grande, il debito pubblico, ha scelto di associarsi e abbassare la china difronte al colosso delle banche predatrici che l’hanno coltivato.
Il PD esulta, Bersani ritiene che siano stati loro a far dimettere il Premier, ma la realtà è che non è così. E’ c’è davvero troppo poco da festeggiare, sia per gli Italiani, che a breve saranno costretti a grandi esborsi, e forse anche per chi oggi crede di aver fatto la scelta giusta, e si sente al sicuro senza sapere di essere passati nella bocca del lupo.
Il gioco al ribasso. Le banche europee comprano i nostri titoli di stato per garantire liquidità al governo, che poi li ricompra a tassi di interessi elevatissimi. Le grandi banche in questi mesi hanno giocato al ribasso, con una vera e propria scommessa “vincente”. Sapevano che vendendo i titoli italiani, anche le banche più piccole avrebbero iniziato a vendere. Se i titoli valgono per es. 100, dopo poco tempo sanno che scenderanno per es. a 70. Poi ricomprano a 70 e si ritrovano i medesimi titoli di stato in cassa. Ma chi ha pagato la differenza? i cittadini. Un titolo di stato che perde valore nei mercati è insostenibile per l’Italia e le banche europee fanno pressione affinché il governo trovi soluzioni, che non sono altro che tagli e tasse pagate dai cittadini.
Ma c’è di più, le banche possono assicurarsi il debito dell’Italia, cioè un qualcosa che non gli appartiene. E’ come se un cittadino potesse assicurare l’auto di un altro, ovviamente spera che l’auto venga rubata per godere del risarcimento, e prima la rubano meglio è. Quindi è chiaro che il loro lucrare sta nel crollo dell’Italia e non nella sua stabilità.
Siamo nelle mani delle Banche, ma almeno adesso ce le siamo fatte amiche, con il bene placito di tutti, o quasi.