Il cinema è il loro riscatto sociale. I giovani detenuti del Malaspina di Palermo scrivono la sceneggiatura di un film e aiutano anche nella realizzazione del set. Ciak e macchina da presa sono arrivati fin dentro il carcere, oltre che allo Zen e in altri luoghi della città. Il film si chiama Scianél. Protagonisti Lollo Franco e la piccola Giulia Fragiglio. Nel cast Maurizio Bologna, Stefania Blandeburgo, Nicola Franco, Salvo Piparo, Daniele Verciglio, Patrizia d’Antona, Giuseppe Santostefano, Giuditta Perriera e Daniela Pupella.
Si chiama “Officine Malaspina” il progetto dell’associazione centro studi Pianosequenza finanziato dal dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale della Presidenza del consiglio dei ministri. Regista e ideatore del progetto è Luciano Accomando, a fare da tramite tra ragazzi e troupe ci hanno pensato la direttrice dell’Istituto penitenziario minorile Malaspina Clara Pangaro e le educatrici Maria Mercadante e Laura Costa.
“Il nostro intento era indagare la dimensione umana più profonda – osserva il regista Luciano Accomando – prima della realizzazione del film abbiamo attivato dei lavoratori sui mestieri del cinema all’interno dell’istituto per dare ai giovani detenuti la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo. Per mostrare loro che un’alternativa è possibile e che io mondo è pieno di bellezza da cogliere. È stato un momento intendo che ha consentito anche a noi di riscoprire determinati valori. Abbiamo dato tanto ma abbiamo ricevuto tantissimo di rimando da questi ragazzi”.
“Questo è un progetto importante per i ragazzi ma anche per la città – osserva Lollo Franco – Palermo vive di grandi contrasti e questo è uno di quei film che dà la possibilità di donare gioia, riscatto, di fare nascere nuove consapevolezze. In questo set ho lavorato con serenità e ho dato il mio contributo affinché questo riscatto possa avvenire. Ci vorrebbero più iniziative del genere in Sicilia”.
Il lungometraggio racconta la storia di una ragazzina che scopre di avere poteri magici e si trova a fare i conti con questa nuova se stessa. È una favola moderna. Allo stesso modo i ragazzi del Malaspina dentro l’istituto penitenziario hanno scoperto il mondo del cinema e hanno compreso che una alternativa può esserci, che possono cambiare la loro vita con l’impegno e la voglia di essere persone migliori.
Il film qualche segno lo ha già lasciato. “Voglio fare l’attore”, “Appena esco da qui mi piacerebbe lavorare nel mondo del cinema”, “Mi sono sentito parte di qualcosa”; sono solo alcune delle testimonianze dei ragazzi. La cinepresa è la loro finestra sul mondo. La voglia di riscatto è tanta per dei ragazzi che spesso vengono da contesti che non forniscono alcuna alternativa e che adesso questa alternativa l’hanno trovata dentro al carcere.
“Con Officine Malaspina si è cercato di creare un legame attivo con il complesso mondo del cinema, coniugando arte e formazione professionale – dice la direttrice dell’Ipm, Clara Pangaro – Dal regista, al direttore della fotografia, al tecnico del suono, allo sceneggiatore, una pluralità di mestieri a cui i giovani hanno avuto modo di approcciarsi acquisendo conoscenze e competenze professionali in un settore per loro nuovo e affascinante. La possibilità di partecipare concretamente ad alcune giornate delle riprese del film è stata per i ragazzi una esperienza coinvolgente ed emozionante che ha visto le nozioni teoriche acquisite tradursi in operatività sul campo. Qualcuno ha così immaginato il proprio futuro da attore, qualcun altro si è reso conto che le storie possono essere “riscritte” combinando in modo diverso gli elementi di cui si dispone per essere protagonisti attivi del proprio futuro e ricucire il patto con la società”.
Prima della realizzazione del lungometraggio nell’istituto si sono svolti diversi laboratori sui mestieri del cinema: regia e sceneggiatura diretto dallo stesso Luciano Accomando con la sceneggiatura messa a punto assieme ad Azzurra Sichera e ai ragazzi del Malaspina. Poi, i laboratori di ripresa e fotografia guidati da Antonio Rao, scenografia con Alessia D’Amico ed Emilia Gagliardotto, suono con Mirko Cangiamila.
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