Il tema del deposito di rifiuti radioattivi va affrontato con serietà, anteponendo ad ogni facile slogan la competenza tecnica e la consapevolezza normativa. La possibilità di allocare in Sicilia il deposito nucleare della Sogin (la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari) è da escludere a priori in quanto la quasi totalità dell’isola è considerata a rischio sismico ed anche perché di fatto non esistono aree adeguatamente ampie e disabitate tali da poter ospitare un impianto del genere. Vale la pena ricordare che parliamo di “villaggio” con 90 costruzioni su un’area di 150 ettari che dovrà ospitare, per 40 anni, 78 mila metri cubi di rifiuti a bassissima e bassa attività ed altri 17 mila metri cubi di scorie ad alta attività.” Ad affermarlo è il deputato regionale autonomista Pippo Compagnone.
“Nella mia esperienza di componente della “Commissione contro i reati ambientali” presso il Senato della Repubblica – prosegue Compagnone – ho avuto modo di visitare in Spagna, precisamente ad El Cabril, un impianto del tutto simile a quello che dovrà essere costruito in Italia. Qui, all’interno di grandi cilindri in calcestruzzo armato venivano collocati, con un meccanismo a matrioska, altri contenitori cilindrici in calcestruzzo rinforzato che a loro volta contenevano dentro una serie di bidoni i rifiuti radioattivi. Il villaggio più vicino era a circa 40 km di distanza ed i cittadini che abbiamo incontrato erano tranquilli perché consapevoli che la scelta di quel posto era stata frutto di una decisione scientificamente ponderata. Ed è questo l’unico criterio da adottare in questi casi, la scienza, non il qualunquismo.”
“La Sicilia semplicemente, dal punto di vista sismico e morfologico, non è adeguata ad ospitare questo deposito. Non serve a nulla dichiarare tutta l’isola “area denuclearizzata” con l’unica intuibile conseguenza di innescare una guerra fra Regioni a fronte di una scelta che, inevitabilmente, va fatta.
Occorre ricordare infatti che l’Italia è in procedura di infrazione perché non si è dotata di alcun impianto di deposito stabile di scorie radioattive e, nel 2025, dovrà farsi carico di diverse tonnellate di rifiuti radioattivi prodotti nel nostro paese che per ora sono riprocessati in Francia.
Sul tavolo del Governo, che fra 4 mesi sarà chiamato a decidere dove allocare le scorie, la Regione Siciliana ha tutto il tempo di presentarsi con uno studio ben fatto, perché – conclude Compagnone – questa battaglia non si vince con gli slogan ma con la scienza che ha già aiutato la nostra terra, individuando solo 4 zone scarsamente idonee a fronte delle decine di aree altamente idonee individuate nel resto d’Italia. Se vogliamo evitare la solita scelta calata dall’alto questa volta basterà solo arrivare preparati e determinati.”
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