I carabinieri del Gruppo di Monreale hanno dato esecuzione al decreto di sequestro preventivo, emesso dal GIP presso il Tribunale di Termini Imerese, nei confronti della “Giaconia Srl”, azienda madonita operante nel settore della Grande Distribuzione Organizzata, con sede a Petralia Sottana, che vanta numerosi supermercati nella Sicilia occidentale, sotto la propria insegna ed in affiliazione a grandi gruppi per un totale di 38 punti vendita e circa 400 dipendenti.
La misura è scaturita a seguito dell’attività di controllo posta in essere, in data 13 settembre 2016, dall’Agenzia delle Entrate di Termini Imerese, che avrebbe consentito di documentare, per l’anno 2013, il presunto omesso versamento, entro il termine previsto per la presentazione della dichiarazione annuale di sostituto d’imposta, ritenute dovute sulla base della stessa dichiarazione, relativa all’anno 2013, o comunque, risultanti dalla certificazione rilasciata dai sostituti, per 1.166.470,58 euro.
Inizialmente, l’Agenzia delle Entrate aveva presentato una comunicazione di notizia di reato in riferimento all’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. Per tale motivo, agli inizi dello scorso giugno, i Carabinieri di Monreale, dopo mesi di lavoro, che aveva consentito di mappare tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare del gruppo, sequestravano, presso un istituto di credito palermitano, titoli di credito bancari per l’importo corrispondente all’imposta evasa.
Dopo l’esecuzione del sequestro disposto dal Giudice per le Indagini Preliminari di Termini Imerese, per violazione dell’art. 10-ter D.Lgs 74/2000 (Omesso versamento di IVA), la locale Agenzia delle Entrate si era avveduta che l’atto trasmesso all’Autorità Giudiziaria avrebbe più correttamente dovuto riguardare l’omesso versamento delle ritenute, in quanto l’ammontare dell’Iva non versata non superava le soglie di penale rilevanza.
Per tale motivo il sequestro, originariamente disposto per omesso versamento IVA, veniva annullato, a seguito di ricorso da parte della Giaconia s.r.l., dal Tribunale del Riesame.
Nonostante quest’ultima società avesse nel frattempo aderito al piano di pagamento rateale delle ritenute evase, concordato con l’amministrazione finanziaria, gli inquirenti avrebbero dimostrato come “il debito non fosse estinto, motivo per cui il reato che ne derivava appariva pienamente provato e, a sua volta, non estinto – precisano i carabinieri – non essendo integralmente soddisfatto il debito tributario comprensivo di interessi e sanzioni”.
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