Politica

DDL Rifiuti, l’Ars boccia con voto segreto la proposta del governo

DDL Rifiuti. Il cammino verso l’approvazione del DDL Rifiuti subisce una prima, decisiva battuta d’arresto. L’assemblea regionale ha infatti bocciato con voto segreto il primo articolo della legge, quello che detta i principi generali della norma.

Secondo i primi calcoli, è stato decisivo il voto di alcuni franchi tiratori che hanno deciso di andare contro il governo. Già prima della votazione era nell’aria una forte divisione all’interno della maggioranza. Lo stesso governo aveva presentato 40 emendamenti al testo del decreto. Il vicepresidente dell’Assemblea Roberto Di Mauro ha rinviato la seduta a martedì prossimo. Rimane da capire se esistono i presupposti per portare avanti una riforma difficile, appesantito dalla presentazione di oltre 700 emendamenti.

DDL Rifiuti, Musumeci tuona contro il voto segreto

Si tratta di una norma sulla quale Musumeci in persona ha puntato molto, essendo la prima vera riforma di sistema presentata dal governo dal giorno dell’insediamento. Il Presidente ha anche rivelato che Micciché si era accordato con PD e M5S per evitare il voto segreto sui primi articoli. Le opposizioni non avrebbero rispettato l’accordo, continuando a contestare il governo per essersi rifiutato di rispondere in aula alle richieste di chiarimento presentate dai deputati.

Dopo la bocciatura, il presidente Musumeci ha tuonato contro il voto segreto: “La legge sui rifiuti che deve mettere ordine e contrastare la criminalità organizzata non si può fare con un Parlamento che si nasconde dietro il voto segreto. Chi è che non ha il coraggio di metterci la faccia insieme al nome e cognome? Chi vuole nascondersi dietro uno strumento di viltà? Dopo un anno dalla presentazione del disegno di legge sulla riforma da parte del governo e ventinove sedute di Commissione, una parte dell’Assemblea regionale ha deciso di bloccare tutto. Qualcuno, fuori dal Palazzo, brinda e ringrazia”.

“La bocciatura dell’art.1 del Disegno di legge sui rifiuti è un dispetto non alla maggioranza di governo ma all’intera Sicilia.” Lo dichiara Carmelo Pullara, capogruppo dei Popolari -Autonomisti all’Assemblea Regionale Siciliana.

“Questo parlamento, tutto, è stato eletto dai siciliani con la speranza di portare la Sicilia fuori dal disastro ereditato dal Governo Crocetta, nel settore  dei rifiuti come su tanti altri fronti. Oggi invece l’opposizione, con la richiesa del voto segreto, ha certificato che preferisce mantenere lo status quo. Non possiamo accettarlo e chiediamo al Presidente Musumeci di mantenere viva la speranza per un futuro migliore della nostra terra. Alle opposizioni chiediamo responsabilità perché non è con “il tanto peggio, tanto meglio” che si fanno gli interessi della Sicilia.”

Non si è fatta attendere la risposta delle opposizioni. Così Claudio Fava:

“Chi brinda e ringrazia sono i padroni delle discariche private, in assenza di un Piano sui rifiuti che con il Disegno di legge presentato dal Governo non c’entra un fico secco. Da due anni – prosegue il Presidente dell’antimafia regionale – il Governo non ha la forza né la maggioranza per portare in Aula un vero Piano e intanto autorizza 1,8 milioni di metri cubi in più alle discariche dei Leonardi e proroga di dieci anni la concessione all’Oikos. I soliti noti fuori dall’Assemblea Regionale brindano al governo Musumeci e alla sua inettitudine.”

“Il Governo regionale ha scelto la strada dello scontro in Aula ed oggi esce sconfitto grazie alla propria debolezza mista a supponenza. La verità è che il disegno di legge sulla governance dei rifiuti era confusionario e inadeguato (come dimostra la lunga teoria di emendamenti presentati dallo stesso esecutivo) e soprattutto non affronta nessuno dei temi strutturali sul tema della gestione dei rifiuti. Davanti alla manifesta mancanza di tenuta della sua maggioranza, Musumeci, invece di interrogarsi sui propri errori, pensa di inveire contro le opposizioni, le stesse che da settimane chiedevano di poter affrontare una discussione in Commissione, che proprio il Governo ha impedito”.

M5S: “La riforma proposta da Musumeci non risolve praticamente nulla”

Secondo i deputati del Movimento 5 Stelle riforma proposta dal Governo Musumeci non risolve praticamente nulla. Impianti e personale congelato per nove anni, una massa debitoria da 2 miliardi di euro: queste sono le principali questioni che secondo il M5S vanno affrontate con estrema priorità.

“La riforma del settore rifiuti proposta dal governo Musumeci non ha né capo né coda, non risolve praticamente nulla, anzi probabilmente peggiorerà la situazione attuale. Sul ddl gravano 700 emendamenti e altri 40 di riscrittura, di iniziativa governativa e con questi presupposti non può essere affrontato dall’aula. L’unica via possibile era far tornare la proposta in commissione Territorio e Ambiente, proposta appena bocciata dall’aula”.

Per i deputati 5 stelle l’abnorme quantità di emendamenti indica che il governo è confuso

Lo dicono il capogruppo Francesco Cappello e i componenti della commissione Ambiente, Giampiero Trizzino, Nuccio Di Paola, Stefania Campo e Valentina Palmeri – che oggi sul tema hanno tenuto una conferenza stampa. I deputati spiegano che “proprio per queste ragioni è stato rifiutato il confronto che Musumeci aveva chiesto sulla riforma: un tentativo maldestro e tardivo di discutere in sedi private – una volta scaduto il termine per presentare emendamenti, quindi a giochi chiusi – quel che dev’essere affrontato nella sede istituzionale opportuna, cioè la commissione”.

“L’abnorme quantità di emendamenti – hanno detto i deputati – indica che il governo è confuso, non è d’accordo con sé stesso. Proprio quello che si era proposto come il governo delle riforme, al banco di prova della riforma rifiuti fa flop, con un disegno di legge che sulle questioni principali non fornisce risposte concrete e non supera i problemi che si sono verificati a causa della incompleta applicazione della legge 9/2010. Almeno tre i fronti più critici: il personale (migliaia di impiegati dovranno sottoporsi ad un concorso pubblico), gli impianti (la cui proprietà e il passaggio tra Ato e i nuovi soggetti gestori non viene per niente chiarito) e la spaventosa massa debitoria di 2 miliardi di euro accumulati dai Comuni nei confronti delle ex Ato.”

“La riforma creerebbe ambiti territoriali coincidenti con le province, un retaggio del passato, condannato più volte dalla Corte dei conti e dal ministero dell’Ambiente. Dei nuovi soggetti gestori, le Ada, i tempi di attuazione sono del tutto indefiniti. Infine, e non certo in ordine di importanza, non ci si allinea alle direttive sull’economia circolare, in corso di recepimento a livello nazionale, concependo così una riforma già carente e superata. Ribadiamo quindi che la soluzione più ragionevole era ricominciare da capo, facendo ripartire l’iter dalla commissione”, hanno concluso i deputati.

Antonino Clemente

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