Dall’Albania fino alla guida del Lomi Restaurant: chi è Bleri Dervishi
Ha solo 23 anni, ma ha già in tasca la vittoria di Masterchef Albania, l’esperienza di executive chef di un importante relais siciliano e la sfida di un progetto in cui punta a esprimere in toto la sua cucina.
Parliamo di Bleri Dervishi, figlio dell’Albania che sognava l’Italia. Arrivato nel Bel Paese su un gommone, quando aveva solo 3 anni, a 11 entra nella cucina di un ristorante, e se ne innamora a tal punto da avere chiaro che da grande farà lo chef. Da poco alla guida del nuovo Lomi Restaurant di Milano, ha iniziato anche a scrivere un libro, che racconterà la sua storia fuori dal comune.
Chef Dervishi cosa ricorda del periodo vissuto in Albania e di quel viaggio che l’ha portata in Italia?
“In Albania era appena caduto il regime comunista e la gente scappava per cercare di rifarsi una vita. Io stavo a casa con i miei nonni e mia madre. Fuori c’era la guerra. Mio padre era già in Italia e grazie a lui sognavamo l’America, perché l’Italia è l’America degli albanesi.
Un giorno si presentò davanti al cancello verde della nostra casa. Era venuto a prenderci. Fu una notte magica. Mia madre non disse niente, dovevamo partire subito. Era pieno inverno, avevamo quattro posti in un gommone che ci avrebbe portati a Otranto, ma solo mio padre sapeva nuotare.
Fuori di casa c’era solo la paura di essere fermati e di dover tornare in Albania. La paura ti accompagna per anni, anche dopo che hai ottenuto il permesso di soggiorno. E l’Italia ora è casa mia, ma senza la determinazione e la fiducia dei miei genitori, non avrei la vita migliore che mi sono costruito”.
Quando si è avvicinato al mondo della cucina?
“E’ successo quando avevo 11 anni. Vivevamo in Toscana e mia madre aveva trovato lavoro come lavapiatti in un ristorante vicino casa, dove io andavo a curiosare ogni giorno quando scendevo dall’autobus che mi riaccompagnava a casa da scuola. Era il momento che aspettavo. Lì ero felice. Mentre asciugavo le padelle, sbirciavo dalla finestra della longe in punta di piedi, per vedere cosa faceva il signor Mario. Il signor Mario era il proprietario del ristorante, che oggi non c’è più e a cui devo molto: mi ha insegnato ad usare le mani e ha sempre incoraggiato la mia curiosità”.
Come definirebbe la sua cucina?
“Una cucina semplice e genuina, in cui cerco di esaltare prodotti di qualità usando le mie tecniche. In due parole: gusto e interpretazione”.
A soli 21 anni ha vinto Masterchef Albania con un piatto che racconta la sua storia.
“Mia nonna preparava una zuppa di pane, pomodoro, formaggio, cetriolo e una bevanda di latte e yogurt. Quell’odore è per me l’odore dell’Albania, l’odore della generosità della sua gente che ti offre tutto anche se non ha niente. Così, alla finale di Masterchef, ho pensato a mia nonna, alla gente che sedeva a tavola e mangiava con noi e ho deciso di cucinare la pappa al pomodoro.
Gustandola, volevo che i giudici si sentissero a casa, accolti a braccia aperte da qualcuno. E così è stato. E così ho vinto. Masterchef è stata un’esperienza incredibile, perché mi ha dato maggiore sicurezza in me stesso e in quello che faccio”.
Dalla Toscana è arrivato in Sicilia a ricoprire il ruolo di executive chef del relais Monaci delle Terre Nere. Cosa le rimane di quell’esperienza?
“La Sicilia mi è rimasta nel cuore per la cultura, il territorio e le tradizioni, ma anche per la calorosità delle persone che abitano quella terra, che mi ha trasmesso grande energia. Sono orgoglioso di essere stato scelto per lavorare al relais Monaci delle Terre Nere. Se un giorno dovessi pensare di lasciare Milano ritornerei in Sicilia, che è un posto che merita davvero”.
Però ha lasciato molto presto il Relais siciliano e l’Isola e oggi guida il nuovo Lomi Restaurant di Milano. Com’è nata la collaborazione con Andrea Lo Manto?
“Ho ottimi rapporti con i proprietari e tutto il personale che lavora lì, però ho deciso di andar via per inseguire il sogno di aprire un ristorante mio. Nel frattempo avevo conosciuto Andrea, che è l’ex direttore di Monaci delle Terre Nere, e quando ha terminato anche lui la sua collaborazione, è successo che abbiamo iniziato a discutere di un progetto da avviare insieme.
Così, dopo l’apertura, lo scorso ottobre della Bottega Lomi, il 9 febbraio abbiamo aperto il Lomi Restaurant ai Navigli. E presto arriverà anche un fine dining: uno spazio con 25 coperti di cui non posso anticipare nulla. Posso dire che potrò davvero realizzare la mia cucina, fatta di contaminazioni e utilizzo delle tante tecniche che ho imparato lungo il mio percorso”.
Può dirci se nel nuovo fine dining ritroveremo un po’ di Sicilia?
“Assolutamente si! In tutti i miei piatti la Sicilia è presente. Ci sono tre ingredienti che uso spesso e sono il pomodoro, la mollica atturrata e i capperi. Alla mollica, che è un ingrediente povero, ho sempre dato un grande valore e ho in mente di utilizzarla nella creazione di un dolce”.