ROMA (ITALPRESS) – Collegare la Calabria e la Sicilia per connettere il Mezzogiorno, l’Italia, l’Europa e pure il resto del mondo, intercettando i traffici commerciali. Un progetto ambizioso ma per chi sostiene la costruzione del Ponte sullo Stretto è fattibile ed è profondamente legato alla realizzazione dell’opera.
“Quando si parla di ponte sullo Stretto – ha spiegato il leader della Lega, Matteo Salvini, in un intervento sulla rivista Formiche -, l’errore tipico è quello di restringere il ragionamento su fattibilità, costi e benefici, nei pochi chilometri che separano Calabria e Sicilia”. Per Salvini è “inutile ragionare di ponte, se prima non si prende piena consapevolezza che l’origine di questa storia non è né a Messina, né a Reggio Calabria, ma va cercata molto più lontano: nei grandi traffici di merci che dai mari d’oriente raggiungono il Mediterraneo attraverso il canale di Suez”. Secondo il segretario della Lega, l’Italia non riesce “ad attirare la gran parte delle rotte commerciali” perché le merci “viaggiano su infrastrutture capaci di superare gli ostacoli della geografia, rispettando le tabelle di marcia della produzione industriale”.
“Se queste infrastrutture non esistono o sono carenti – ha spiegato -, si preferisce dilatare i tempi di navigazione pur di arrivare in un Paese dove lo smistamento della merce possa godere di adeguati corridoi dedicati. È soltanto tenendo a mente questo elemento – ha aggiunto – che si comprende, con immediatezza, quanto sia fondamentale per noi la realizzazione del ponte sullo Stretto”.
“Dire no al collegamento stabile sullo Stretto – afferma Nello Musumeci, presidente della Regione siciliana, nel numero di giugno della rivista – significa negare alla Sicilia un futuro di sviluppo. Significa precludere, impedire, vietare a quest’isola di esercitare la sua funzione naturale: essere piattaforma nel Mediterraneo, sviluppare la centralità che la geografia stessa ci ha dato. E, in un dibattito surreale che assomiglia sempre più a una stucchevole telenovela, adesso diciamo: basta! Ci dica, finalmente, il governo delle larghe intese – aggiunge Musumeci – cosa vuole fare di questo sud Italia, se vuole definitivamente condannarlo all’arretratezza e alla povertà”.
Una battaglia portata avanti dalle due Regioni, Calabria e Sicilia, ormai da mesi. “Il ponte sullo Stretto di Messina, che abbiamo ribattezzato ‘Ulisse’ – sottolinea il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, sulle pagine di Formiche -, non è un’infrastruttura di Reggio Calabria o di Messina: è un ponte d’Europa, il collegamento tra i primi due territori del Vecchio continente per chi arriva dall’Asia e dall’Africa”. Per Spirlì è “il momento di essere pragmatici: ci deve essere uno sposalizio tra pubblico e privato, che devono incontrarsi – ha spiegato – e collaborare per arrivare al risultato finale”.
Anche Silvia Vono, senatrice di Italia Viva e vicepresidente della commissione Trasporti del Senato, interviene ricordando “alcuni dei benefici quanto a crescita economica e sviluppo sociale di un’opera ormai sostenibile a livello finanziario”. “La costruzione del ponte – afferma – sarà a costo zero per i cittadini e darà allo Stato la disponibilità di un’infrastruttura del valore nominale di otto miliardi di euro e di nuove entrate erariali per nove miliardi di euro da investire nello sviluppo del Mezzogiorno”.
Riccardo Grassi, direttore di ricerca Swg, citando gli ultimi dati rilevati a metà maggio 2021 spiega su Formiche che, nonostante sia ancora un “tema divisivo”, il “47,5% degli italiani sarebbe favorevole alla costruzione del ponte, il 31,8% contrario, il 20,8% indifferente o senza una opinione”.
E Paolo Costa, già ministro dei lavori pubblici, nel suo intervento sulla rivista considera gli investimenti in infrastrutture di trasporto “cruciali” per agganciare la transizione “dettata dall’evolvere della geografia dei mercati globali”. “Nel nostro Paese – spiega – le aree di mercato da aprire a una maggior concorrenza sono quelle adriatiche rispetto a quelle tirreniche, e viceversa, mediante un rafforzamento delle relazioni ferroviarie tra i due mari e di quelle siciliane con i mercati del Mezzogiorno continentale, e viceversa – ha concluso – che ripropone con urgenza il tema dell’attraversamento stabile dello Stretto di Messina: è tempo che il Mezzogiorno continentale allarghi i suoi mercati alla Sicilia e viceversa”.
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