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di redazione
La decisione della Procura di Palermo di riproporre nei confronti di Totò Cuffaro l’accusa di concorso in associazione mafiosa, mentre l’ex presidente della Regione Sicilia era già a giudizio per favoreggiamento, per gli stessi fatti, “si pone in aperta dissonanza rispetto alle regole di legalità, ordine ed economia del procedimento, che non possono prescindere dalla salvaguardia dei criteri di razionalità, certezza, immediatezza e concentrazione del giudizio e della relativa decisione”. Lo scrive la sesta sezione della Corte d’appello di Palermo nelle motivazioni del proscioglimento dell’ex presidente della Regione e senatore del Pid, oggi in carcere per scontare 7 anni rimediati nel processo “Talpe”, ma sottoposto a un nuovo giudizio per concorso in associazione mafiosa.
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